Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SERRA Achille Roma 16 ottobre 1941. Prefetto di Roma (dal luglio 2003) • Entra in polizia nel 68. A Milano fino al 90, anni difficili in cui è dirigente della Squadra mobile, capo della Digos e della Criminalpol
SERRA Achille Roma 16 ottobre 1941. Prefetto di Roma (dal luglio 2003) • Entra in polizia nel 68. A Milano fino al 90, anni difficili in cui è dirigente della Squadra mobile, capo della Digos e della Criminalpol. Nominato questore nel 91, è a Sondrio e a Cremona. Nel 93 è questore di Milano; nel 94 prefetto di prima classe e vice capo vicario della polizia. A Palermo nel 95, va poi ad Ancona e a Firenze (dove gestisce brillantemente il Social Forum). Dall’agosto 2003 è prefetto della capitale. Nel 96 è eletto deputato per Forza Italia. Si dimette nel febbraio 98 • «Prima sbirro di assoluto talento e poi prefetto di rango, una storia lunga, rischiosa e affascinante: ha i capelli grigi e gli abiti tagliati come si deve. Anche se il suo sarto ha sempre avuto il vantaggio di non dover combattere con il rigonfiamento della pistola. Milano, dove cominciò la carriera del giovane investigatore dai modi gentili e dal ragionamento rapido. “Era il 68...”. Primo incarico: dirigente del reparto Volanti. Poi, su: squadra Mobile, Digos, Criminalpol. Sempre senza mai sparare un solo proiettile. I suoi erano colpi di pura astuzia. Nel suo ufficio di via Fatebenefratelli, in quei dolorosi anni Settanta, sfilarono i grandi personaggi della malavita milanese. Da Francesco Turatello ad Angiolino Epaminonda, detto il “Tebano”, per finire a Renato Vallanzasca, pericolo pubblico numero 1. Con il quale Serra ingaggiò inseguimenti strepitosi, che gli valsero — ma questa è storia della cronaca nera — i complimenti del bandito che uccideva (gli agenti) con la stessa naturalezza con cui faceva innamorare (le donne). Successe nell’estate dell’87, Vallanzasca era riuscito in una delle sue fughe. Dalla latitanza chiamò, per l’ennesima sfida, Radio Popolare. Gli chiesero: “Conti di restare libero?”. E lui: “Ci spero. E poi ho una fortuna: di Serra ce n’è uno solo”. L’episodio che però rese davvero celebre Serra è un altro: 9 settembre 75, sempre a Milano, piazza Insubria. Due rapinatori sono asserragliati nella filiale del Credito Commerciale. Hanno preso coca, sono nervosi, fuori la folla si ingrossa. Finché, appunto, non arriva lui. Il poliziotto con il nome da eroe. Che entra, disarmato, negli uffici della banca. Offrendosi, prima, come ostaggio: e poi convincendo i due banditi alla resa. “Ne sono successe altre...”. Fu promosso questore, prima a Sondrio, dopo a Cremona. Quindi, nel 92, gli venne affidata la direzione dello Sco. Fu l’allora capo della polizia, Vincenzo Parisi — “il capo più grande di tutti” — a proporlo per l’incarico. Fioccarono altri titoli di giornale. Prima per l’operazione antidroga “Green Ice”, che sferrò un colpo durissimo al cartello colombiano di Medellin. Poi per l’arresto di tre capi mafia: Vernengo, Madonia e Santapaola. Anni di inchieste, un errore: quel ragazzo, Spilotros, indicato come il mostro di Foligno, e che si rivelò invece un mitomane. E poi, nel settembre del 94, l’incarico di vicecapo vicario della polizia e, quindi, l’avventura in politica, in Parlamento, con Forza Italia. “Durò due anni. Ma non era il mio mondo”. Così, ricominciò da Ancona, come questore. Per finire a Firenze, dove è stato quattro anni. Apprezzato dagli amministratori di centrosinistra. E poi dal segretario dei ds, Fassino, e perfino dai no global, stupiti per come Serra gestì l’ordine pubblico nei delicati giorni dell’ultimo Social Forum Europeo» (Fabrizio Roncone) • Nel maggio 2005 ha proposto l’istituzione di un quartiere a luci rosse a Roma perché «lo spettacolo offerto da lucciole e transessuali a tutte le ore del giorno e della notte - in periferia e in centro - è indecente e offensivo». Il sindaco Veltroni gli ha risposto di no • Nel 2006 ha pubblicato l’autobiografia: Poliziotto senza pistola (Bompiani).