Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SERENA
Antonio Padova 1 marzo 1948. Politico. Eletto senatore per la Lega nel 92, 94, 96, passò poi ad Alleanza Nazionale, dalla quale fu espulso il 19 novembre 2003 quando,
alla vigilia di un viaggio in Israele di Fini, distribuì una videocassetta che sosteneva le ragioni del criminale nazista Erich Priebke • «C’è stato un momento, nel settembre 2003, in cui il dottore in Lingue e letterature
straniere, nonché pubblicista, scrittore con l’hobby della Vandea, tre volte senatore, una volta deputato e pure — misteri dell’anagrafe visto che è nato nel 48 — “tra i fondatori dell’Uomo Qualunque”, insomma, Antonio Serena, si è sentito finalmente a casa, nella Casa delle Libertà. è stato quando, sulla scia delle polemiche innescate dalla frase berlusconiana su
Mussolini “che non ha mai ammazzato nessuno”, Serena ha potuto gridare quella che per lui è più di una verità storica, praticamente una ragione di vita. Disse, finalmente ascoltato e
pubblicato: “Sono talmente poche le vittime del Ventennio fascista che Fabio Mussi ne cita i
nomi”. Quindi, all’apice della felicità, estrasse dalla fondina parlamentare la sua arma preferita: la proposta di
legge (ne sforna mediamente tra le 80 e le 150 all’anno). E annunciò: “Mi mobiliterò in Parlamento perché venga introdotto il reato di apologia del comunismo”. Fin troppo facile, adesso che anche Fini gli ha sbattuto la porta in faccia,
irridere al nomadismo politico di questo veneto che fu camerata con il Msi fino
al 78, poi innamorato leghista fino al 98 (suo un disegno di legge al Senato
per sostituire negli uffici pubblici della “Padania” la foto del capo dello Stato con quella di Bossi), quindi antibossiano con la
Liga Veneta e nel 2001 di nuovo a destra con An. Su ben altre onde, quelle
della Storia con la maiuscola, Serena rivendica la propria coerenza. Da anni
mena come un vanto il fatto di urlare alla luna le sue verità “sulla storia ignorata, i crimini ignorati”, il tutto sintetizzabile “in quei cento milioni di morti causati dal comunismo e coperti dall’omertà”» (Francesco Alberti).