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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

SENSI Franco Roma 29 luglio 1926. Imprenditore. Presidente della Roma (che ha condotto alla conquista dello scudetto 2001) • Prima del 2004, si potevano scrivere le seguenti parole: «Lo rimproverano per la schiettezza dialettica che scivola sovente nel turpiloquio, ma forse la bocca un po’ sboccata dipende dal tirocinio che papà Silvio, ingegnere, proprietario di centinaia di ettari a Roma, costruttore dello storico campo del Testaccio, decise per il suo piccolino dopo il diploma: lo mandò a Taranto ad occuparsi di concimi e saponi

SENSI Franco Roma 29 luglio 1926. Imprenditore. Presidente della Roma (che ha condotto alla conquista dello scudetto 2001) • Prima del 2004, si potevano scrivere le seguenti parole: «Lo rimproverano per la schiettezza dialettica che scivola sovente nel turpiloquio, ma forse la bocca un po’ sboccata dipende dal tirocinio che papà Silvio, ingegnere, proprietario di centinaia di ettari a Roma, costruttore dello storico campo del Testaccio, decise per il suo piccolino dopo il diploma: lo mandò a Taranto ad occuparsi di concimi e saponi. “M’affittò ’na stanza in un albergo pieno de mignotte e marinai”. Il giovine Franco resistette tre anni: “Dopo, nun avevo più paura de gnente, figurarsi del potere!”. Religiosissimo, vive ovviamente da papa nella casa in cui nacque Pio XII, Villa Pacelli, sull’Aurelia. È uno degli uomini più ricchi d’Italia, ricco “lo nacque” e tale si mantenne, anzi di più: È il re dei depositi petroliferi (otto stabilimenti lungo le coste tirreniche, nove milioni di tonnellate di greggio trattate ogni anno), possiede alberghi e palazzi e terreni ovunque, È padrone della Roma Calcio, È l’editore del Corriere Adriatico e di Roma Channel, È sua la torre petrolifera Santa Fermina di Civitavecchia, È sua una quota importante degli Aeroporti di Roma, un bel pezzo dell’Italpetroli, dà lavoro a un migliaio di persone. Ma non lo conosceva quasi nessuno, infatti lui si definiva “un imprenditore subacqueo” (voleva dire sommerso). E quando nel maggio 93 il suo amico Cesare Geronzi gli chiese di salvare la Roma dal fallimento, convocò il consiglio d’amministrazione famigliare cioÈ sua moglie (la leggendaria sora Maria, addetto stampa personale, portavoce, contabile dei torti arbitrali, videoregistratore umano, antenna capace di captare tutto quello che si dice di bene e di male sul suo Franco) e le tre figlie: Rosella (sarebbe diventata l’amministratore delegato giallorosso e avrebbe pilotato lo sbarco in Piazza Affari), Cristina (futura padrona dell’area commerciale tra merchandising e Roma Point) e Silvia (a lei il settore televisivo e l’area comunicazione). Alle sue donne chiese: “Che se fa?”. La misero ai voti. Tre favorevoli, due contrari, voto decisivo quello della sora Maria. Così, diventò il diciannovesimo presidente della Roma e con la Roma rivinse lo scudetto diciotto anni dopo Viola e Falcao» (Maurizio Crosetti) • «Un titolo italiano, proprio come riuscì a Dino Viola, quello che Sensi individuò quale mito da superare, da cancellare, nei cuori dei tifosi della “maggica”. Una sfida col passato, diradatasi gradualmente nel tempo, ma pur sempre una sfida con quella pesante e carismatica figura del senatore scomparso mentre ancora era sul trono giallorosso, i cui eredi cedettero il club a Ciarrapico. Un traguardo ben chiaro nella mente, che Franco Sensi puntò nel mirino all’atto del suo insediamento, e che divenne chiodo fisso del suo programma dal novembre del 93, quando si ritrovò padrone unico dei giallorossi. Dopo avere, cioÈ, liquidato Mezzaroma, il socio che lo affiancò nel rilevare il club in grave crisi finanziaria e sull’orlo del fallimento. Non lo ha superato ancora Dino Viola, ma chi lo conosce bene sa come sussurri a tutti che andrà via con lo scudetto-bis» (Gaetano Imparato) • Nel 2004, Sensi ha ceduto a Capitalia (Geronzi) il 49 per cento delle azioni Italpetroli e ha così sanato i debiti della squadra di calcio, che lo stava portando alla rovina. Sensi per molti anni si È anche battuto frontalmente col potere costituito (Moggi-Galliani) denunciando arbitri e ingiustizie, ma senza riuscire a creare un asse autentico con l’altra vittima del sistema, Moratti. Anzi, Moratti ha avuto tutto sommato rapporti migliori con la Lazio che con la Roma. Ha poi smesso di parlare e protestare, ha passato il timone alla figlia Rosella, ha venduto a Caltagirone il Corriere Adriatico, va ancora allo stadio, ma non rilascia interviste ed È malinconico. La Roma, pur con i conti in ordine, È oggi una società quasi incapace di fare campagna acquisti e che vive grazie agli straordinari prodotti di un vivaio sempre assai curato (caso pressoché unico in Italia).