Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SELLERIO
Elvira (Giorgianni) Palermo 28 maggio 1936. Editore. Dell’omonima casa editrice • «Un’orafa che forgia gioielli di carta. Un’incantatrice che trasforma un erudito di campagna in uno scrittore da premio
Campiello, che cava best-seller da professori di provincia, che vede il
giallista dietro l’autore tv» (Aldo Cazzullo) • «Un editore deve stare quanto più silenzioso, nascosto, taciturno» • «Camilleri è stato il terzo incontro fortunato della mia vita. Lo capiscono perfino in
Veneto, anche se poi i venditori locali mi hanno suggerito di togliere Palermo
dal marchio in copertina. Il primo è stato Enzo, mio marito. Bellissimo, affascinante, curioso. Lo sposai a ventisei
anni, subito dopo la morte di mia mamma Lina. Ero la più grande di sei fratelli, mio padre un alto funzionario dello Stato. Non
sopportavo di continuare a stare in quella casa. Fu un atto di egoismo, anche
se poi la nostra famiglia è rimasta molto unita: passionale e cattivissima come la classica famiglia
siciliana. Il sabato pomeriggio ci vediamo sempre per lo scopone: tutti tranne
gli estranei, ossia i cognati. Fu lui, alla fine degli anni Sessanta, ad
avviare la casa editrice: un progetto maturato insieme a Leonardo Sciascia e
Antonino Buttitta, l’antropologo. Stavano sempre insieme, parlavano fitto nella stanza piena di fumo.
Ero quella del caffè. Come un caratterista di seconda fila, entravo sulla scena e chiedevo “Caffè?”. Nei rari momenti di originalità: “O una tazza di tè?”. Loro annuivano. Ero frivola, vanitosissima. Una camicetta nuova mi teneva
allegra per una giornata. Poi giocavo con i miei capelli: li tagliavo
cortissimi, cambiavo colore. Tutto per amore di Enzo. Anche il mio ingresso in
casa editrice fu per stare più vicino a lui. Per farmi apprezzare di più. Cominciai a intervenire alle riunioni, ad appassionarmi. Seguendo sempre una
regola: se avevo un’idea convincente, la presentavo come non mia. L’attribuivo a Leonardo o ad Enzo. Poi il matrimonio finì. Rimasi sola, con due figli ancora piccoli. E senza un soldo. Le banche mi
negavano i crediti, le cartiere e le tipografie non mi accettavano come
interlocutore. Solo per farmi ascoltare, mi facevo introdurre telefonicamente
dal portiere: una voce maschile aiuta sempre. E poi soffrivo d’amore. All’inizio degli anni Novanta, gli editori concorrenti mi davano per spacciata.
Einaudi tentò di mettere sotto contratto i libri di Carlo Lucarelli. Venne a Palermo
Benedetta Centovalli, editor di Rizzoli, a prender nota degli autori più venduti. Per loro ero come morta. Queste cose ti cambiano il carattere» (da un’intervista di Simonetta Fiori)
• «Gli scrittori non appartengono a un’unica categoria: li distinguerei in grati e ingrati, anche se è una vecchia storia. è lo scrittore che deve all’editore o è l’editore che deve allo scrittore?» (da un’intervista di Alain Elkann) • Dal marito Enzo ha avuto i figli Olivia e Antonio.