Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

SCURATI

Antonio Napoli 1969. Scrittore. Tra i suoi libri Il rumore sordo della battaglia (Mondadori, 2002, premi Fregene e Chianciano)), Il sopravvissuto (Bompiani, Campiello 2005, ex-aequo con Pino Roveredo) • «Avvincente il plot: un ragazzo destinato alla bocciatura si presenta all’esame di maturità, estrae una pistola e fa fuori i professori. Ne risparmia soltanto uno, al
quale spetta il compito di cercare le ragioni di una simile strage. “Viviamo tempi in cui si attende la catastrofe, e ovunque si respira un
sentimento di tragedia. Credo che la nostra civiltà sia al collasso: i giovani non si specchiano piu negli adulti, ci stanno
davanti come estranei”» (Donata Righetti)
• Al momento di ritirare il premio (17 settembre 2005), Scurati ha fatto
sensazione aggredendo verbalmente Bruno Vespa, che glielo consegnava: «Se il mio protagonista dovesse decidere di uccidere qualcuno stasera, sarebbe
lei!»; ha poi sostenuto che «non si può restare inerti nei confronti della violenza, e della violenza che la
televisione ci propina. L’assassinio degli esaminatori nel mio romanzo è una metafora per la condizione generale di sopravvissuti a cui tutti siamo
costretti dal bagno di violenza mediatica sempre in agguato. Lo scambio di
battute non era preparato. Sono convinto che uno scrittore si debba misurare
con i linguaggi egemoni, senza subire nemmeno sul piano letterario, ma in forma
agonistica, restituendo il colpo». Aggiungendo: «Del resto non credo si possano scrivere buoni libri, se non si guarda la
televisione, quindi mi insospettisce chi dichiara di non guardarla». E conclude, sempre riferendosi a Vespa: «Provi a scrivere un romanzo meglio di quanto scrivo io».