Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SCOTTI
Gerry (Virginio) Miradolo Terme (Pavia) 7 agosto 1956. Presentatore tv. Mediaset • «Fa la televisione con la stessa pacatezza con cui un altro fa l’impiegato alle poste. Scotti non si scalda, non polemizza, non si emoziona, non
aggredisce, non si vanta, non critica, non spettegola. E macina ascolti. Passaparola, Chi vuol essere milionario?, la sit-com con Maria Amelia Monti, infine La corrida, ardua eredità di Corrado. Dal debutto nell’83 con Dee Jay Television su Italia 1, abbandonando una brillante carriera di
pubblicitario, un titolo dopo l’altro, senza clamore, Gerry Scotti è diventato per il gruppo Mediaset una faccia da “periodo di garanzia”. Publitalia lo adora. Se c’è lui la serata non potrà mai andare troppo male. Non è una Ferrari, è un trattore: lo metti e marcia. Ma non si ferma» (La Stampa)
• «Lui la mette così: “Ho aspettato il tram e sono stato fortunato: era vuoto, non ho dovuto spingere,
ho trovato posto e mi sono potuto sedere”. Metafora del successo per l’uomo d’oro di Mediaset, un signore dall’aspetto bonario che con la ruota di Passaparola ferma l’Italia prima di cena. è un caso più unico che raro: non ha un manager, non si fa fotografare in giro, non ha una
faccia da vincitore (“Non ci credeva nessuno che con questa faccia da ragioniere avrei fatto tv,
invece”), frequenta gli amici di una vita. Grazie a uno spot, per l’Italia è il “dottor Scotti” e lui, dell’azienda che reclamizza, (di proprietà di Dario Scotti, nessuna parentela), è diventato anche azionista. Famiglia contadina originaria di Pavia, Virginio all’anagrafe, ma Gerry fin dalle scuole medie (in onore di un astronauta
soprannominato Gerry). “Mi alzo alle 7 e mezza, accompagno mio figlio a scuola. Poi entro in studio per
le telepromozioni: lavoro per una tv commerciale, quasi il 50 percento deriva
dal fare queste cose, non me ne sono mai vergognato. All’una ho finito. Alle 14 registro
Passaparola o Chi vuole essere milionario? Alle 20 sono libero. Sempre meglio che lavorare, no? Tra i miei amici c’è chi ha avuto la fortuna di fare l’avvocato o l’architetto, ma c’è anche chi fa l’operaio. Quella è fatica vera”. Racconta sempre che col suo compagno di banco erano gli unici figli di operai
al liceo classico Carducci di Milano. “Come no, gli unici della classe: 2 su 32. Erano tutti figli di notai, avvocati,
questa cosa me la porto dietro. Mi danno dell’accorto, spero non dell’avaro. Do un senso al denaro guadagnato: ho visto tutta la vita rientrare a casa
mio padre quando io uscivo per andare a scuola. Nonno era contadino, papà sognava la città: lavorava alle rotative del Corriere della Sera. Ho smesso di credere nei soldi
quando non sono riuscito a salvare né mio padre né mia madre. Mi mancano due esami per la laurea in Giurisprudenza, i miei avevano
il cruccio che non avessi finito. Quando mi hanno chiesto di fare Deejay
Television, Cecchetto credeva più di me nei miei mezzi di comunicatore. ‘Con tutti i ragazzi’ si è chiesto qualcuno ‘dobbiamo scegliere questo che sembra il ragioniere della porta a fianco?’. è stata la mia carta vincente. Poi Fatma Ruffini mi affidò
Il gioco dei nove e da lì, morfologicamente con quindici chili in più, sono finito nelle credenze degli italiani”. Mike Bongiorno l’ha indicato come erede. Marina Donato, vedova di Corrado, ha detto: è l’unico che poteva sostituirlo alla Corrida. “La cosa buffa è che ritrovo tante loro caratteristiche nel mio dna, anche se sono diversissimi.
Si beccavano continuamente e non se le mandavano a dire. Mike mi segue come un
figlio e mi rimprovera: ‘Questo non lo dovevi dire, quella cravatta era sbagliata’. Ne devo portare 300 all’anno, una stranezza mi sia concessa. Sono vellutato e imbottito come certi
divani dove è difficile farsi male. Alla radio ero più graffiante, più caustico. Negli anni ho affinato il modo di fare, metto a proprio agio chi
viene in tv per la prima volta, altri colleghi hanno preso strade diverse”» (Silvia Fumarola)
• «Non so se sono l’erede di Mike Bongiorno, ma mi fa piacere che lui lo dica. Non guardo le
cassette del grande Mike. Non ho il suo dna, non cerco di essere un suo clone.
Però è vero che sono cresciuto guardando in tv i suoi quiz, forse ce l’ho nell’imprinting. Mike ha capito che le sue gaffes (autentiche) piacevano, così le ha cavalcate. Io come lui ho imparato a prendermi in giro, scherzo sul mio
aspetto fisico: la pancia, la pelata. Ma mentre io sono complice del
concorrente, lui era severo, incuteva timore. Oggi io distribuisco premi
milionari, ma la tensione che Mike creava intorno alla “cabina” non è paragonabile. All’epoca davanti alla tv c’erano 25 milioni di spettatori, lui azzittiva l’Italia intera» (da un’intervista di Leandro Palestini)
• «è spiritoso, intelligente, gradevole conversatore, non volgare, non ignorante.
Presenta quiz tra ballerine scosciate, e non c’è niente di male, intendiamoci. Guadagna dei bei quattrini, e anche qui non c’è niente di male. Ma non sarà clamorosamente sprecato? Di solito parliamo male della tivù, e della società di massa in genere, perché esalta i mediocri e ne fa un modello. Sarebbe bene avere, anche, il sospetto
inverso: la televisione mortifica i talenti, li ingabbia, li pialla. Non può permettersi il lusso della qualità, perché la qualità manderebbe in crisi l’intero sistema. A quelli bravi chiede poco, la televisione. Intanto perché la bravura non è richiesta, se non in misura minima. Poi perché la bravura scompaginerebbe i ranghi disciplinati dell’ovvio e del qualunque. E dunque, tornando a Gerry Scotti: fosse vissuto in altra
epoca, probabilmente non avrebbe scritto la
Divina Commedia. Ma altrettanto probabilmente le sue brillanti qualità di comunicatore, la sua socievolezza, la sua facilità di parola avrebbero avuto miglior luogo e miglior destino» (Michele Serra) • «Dopo la morte di Corrado pensavo che La corrida sarebbe scomparsa. Invece mi hanno proposto di rilanciarla. Io che dico subito
sì o no, ho impiegato tempo prima di accettare. Non volevo passare per uno che
imitava un modello inimitabile. E poi ritenevo che meglio di me l’avrebbero fatta Bonolis o Fiorello» • Eletto alla Camera per il Psi nel 1987, non ci andò praticamente mai.