Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SCOLA Ettore Trevico (Avellino) 10 maggio 1931. Regista. Tra i suoi film: Riusciranno i nostri eroi…? (68), Dramma della gelosia… (69), C’eravamo tanto amati (74), Una giornata particolare (David di Donatello 78 per la regia), Il mondo nuovo (82), Ballando ballando (David 84, film e regia), La famiglia (David 87 film, regia e sceneggiatura, Nastro d’argento per la regia) • «Gli inizi sono da umorista poi da cosceneggiatore, l’esordio dietro la macchina da presa è con Se permettete parliamo di donne (64) a cui seguono film di successo come Il commissario Pepe, Dramma della gelosia: tutti i particolari in cronaca, Permette? Rocco Papaleo, Trevico-Torino viaggio nel Fiatnam sulle condizioni degli operai meridionali nella città delle automobili e C’eravamo tanto amati (74) su quel che resta delle lotte degli anni Sessanta
SCOLA Ettore Trevico (Avellino) 10 maggio 1931. Regista. Tra i suoi film: Riusciranno i nostri eroi…? (68), Dramma della gelosia… (69), C’eravamo tanto amati (74), Una giornata particolare (David di Donatello 78 per la regia), Il mondo nuovo (82), Ballando ballando (David 84, film e regia), La famiglia (David 87 film, regia e sceneggiatura, Nastro d’argento per la regia) • «Gli inizi sono da umorista poi da cosceneggiatore, l’esordio dietro la macchina da presa è con Se permettete parliamo di donne (64) a cui seguono film di successo come Il commissario Pepe, Dramma della gelosia: tutti i particolari in cronaca, Permette? Rocco Papaleo, Trevico-Torino viaggio nel Fiatnam sulle condizioni degli operai meridionali nella città delle automobili e C’eravamo tanto amati (74) su quel che resta delle lotte degli anni Sessanta. Tra una commedia, un guizzo e una strizzatina d’occhio gira ancora qualche titolo interessante come Una giornata particolare (77) e Ballando ballando (83), poi più nulla e da ministro ombra del Pci finisce col diventare regista ombra dell’Italia dei luoghi comuni» (diario) • «La prima volta che andai a mangiare fuori me la ricordo ancora. Era il 49. Lavoravo come giornalista e disegnatore al Marc’Aurelio, un giornale satirico che è stato un importante palestra per molti come me. Vito De Lellis, il direttore, era solito andare a mangiare da Otello alla Concordia, un locale notissimo di Roma (in via Condotti — ndr). Un giorno decise di portarmi con sé. E per me fu un avvenimento. Ero un ragazzo e non avevo una lira. Al massimo potevo permettermi di andare al bar. Il direttore era una figura onnipotente, incarnava il giornale, che era tutto per me. Finita la scuola correvo in redazione e cominciava un’altra vita, i pezzi, la tipografia, i ritmi e gli orari diversi, in una parola, la libertà. Potevo dare sfogo alla mia grande passione: il disegno. Forse è l’unica cosa che so fare davvero. Ho sempre disegnato. Conservo ancora libri del liceo e dell’università dove tutti gli spazi bianchi sono pieni di miei disegni, ghirigori e pupazzi. Mi ispiravo a Steinberg» (da un’intervista di Ottavia Salerni) • «Mio nonno era cieco, molto curioso e autoritario. Appassionato di cultura francese, pretendeva che noi nipoti leggessimo il Memoriale di Sant’Elena, Montesquieu, Victor Hugo, Capitan Fracassa. Io avevo nove anni, leggevo a pappagallo, non capivo nulla. Era un legame di amore e odio» (da un’intervista di Maria Pia Fusco) • «Ho paura per i giovani e forse anche per i giovani registi: verrà mai in mente a un Muccino di fare I compagni?».