Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SCATTONE
Giovanni Roma 7 febbraio 1968. Assistente di Filosofia del diritto, condannato insieme a
Salvatore Ferraro per il delitto della studentessa Marta Russo (9 maggio 97),
uccisa da un colpo d’arma da fuoco mentre camminava lungo un vialetto dell’Università La Sapienza di Roma • «Il caso Marta Russo è stato uno dei processi più controversi e discussi degli ultimi anni e ha suscitato polemiche anche in
Parlamento. Giovanni Scattone è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione, il 15 dicembre 2003, a
cinque anni e quattro mesi di reclusione per omicidio colposo. Al suo amico e
collega Salvatore Ferraro furono inflitti quattro anni e due mesi. Scattone ha
passato in cella complessivamente due anni e 4 mesi. Il 2 aprile del 2004 uscì dal carcere di Rebibbia e il tribunale di sorveglianza di Roma decise di
ammetterlo in prova ai servizi sociali, alla formazione dei portatori di
handicap. Il giovane ricercatore, come del resto Salvatore Ferraro, si è sempre dichiarato innocente fin dal momento dell’arresto» (Federica Angeli)
• «Sono innocente. Non c’è l’arma del delitto. Non c’è un movente. E anche nella testimonianza decisiva dell’Alletto ci sono molte contraddizioni. Più volte hanno cercato di politicizzare il nostro processo. Diversi avvocati “politici” si sono offerti di difendermi, ma io ho sempre detto di no, qui la politica non
c’entra» (da un’intervista di Ferruccio Sansa) • «Se fossi stato io, l’avrei confessato subito, risparmiandomi mesi di carcere. In assenza di qualsiasi
movente, l’unica tesi credibile sarebbe stata quella di un incidente: confessare l’omicidio colposo avrebbe significato, tra patteggiamento e condizionale, uscire
dopo pochi giorni. Mi sarebbe convenuto confessare. Anche nell’ipotesi assurda del delitto “gratuito”. Se avessi detto che mi era partito involontariamente un colpo, sarei stato
sicuramente creduto o comunque nessuno mi avrebbe potuto smentire. Ancora più assurda, se fossi stato io a sparare, sarebbe stata la posizione di Salvatore
Ferraro. Accusandomi, sarebbe uscito subito e definitivamente dal carcere».