Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SAVI Fabio Forlì 22 aprile 1960. Serial killer. “Il lungo” della “Banda della Uno bianca” (vedi SAVI Roberto), il solo dei tre a non essere poliziotto
SAVI Fabio Forlì 22 aprile 1960. Serial killer. “Il lungo” della “Banda della Uno bianca” (vedi SAVI Roberto), il solo dei tre a non essere poliziotto. «Studi pochi, amicizie poche, lavori precari: carrozziere, cameriere, imbianchino, alla fine camionista. Nell’80 ha fatto domanda per entrare in polizia, come i suoi fratelli: scartato per un difetto alla vista. La sua vera passione? Le armi. Racconterà la moglie, da cui nell’89 ha avuto un figlio: “Quelle armi le amava, le accarezzava, a volte ci parlava”. Nel 92 il suo matrimonio è già finito. Durante un viaggio in Ungheria conosce Eva Mikula, giovane e bella. Insieme andranno a vivere in un triste residence vicino a Rimini» (Sandro Provvisionato) • «I fratelli Savi sono complementari per carattere. Fabio spara senza emozione. Roberto spara per educare. Dice: “Tutti devono avere paura della Uno bianca”. Fabio scavalca i banconi delle banche per obbedienza. Roberto per sfida. Insieme si sentono invincibili. Protetti dalle armi, dalla precisione di tiro, dalla accuratezza dei sopralluoghi, dall’assenza di scrupoli» (Pino Corrias) • è identificando la sua immagine sbiadita rimasta sulla telecamera di una banca di Cesena, che la polizia arrivò a smascherare la banda. La polizia lo prese (21 novembre 1994) nell’area di servizio Fella Est, a tre chilometri dal confine: «Al fianco una piccola bionda a serramanico, Eva Mikula, romena, 19 anni, e i nervi a pezzi. Li intercettano due giorni dopo, ore 3 del mattino, sono in un’area di servizio, e stanno litigando. Lei non vuole attraversare nessun confine. Lui non ha documenti, non ha soldi e non ha più Roberto a dirgli quello che deve o non deve fare. Addosso ha una Beretta 9x21 con 5 caricatori. Può finire la guerra a suo modo. Invece quando vede i due ragazzi della stradale che gli chiedono i documenti, si arrende. Eva è ancora più svelta, scoppia a piangere, ha freddo, ha paura. Dice che ha visto l’inferno, le armi, i soldi, i complici e ha preso un sacco di botte. Racconta quello che manca» • Lui è stato condannato all’ergastolo, lei è stata assolta da tutto («Cosa avrei dovuto fare, chiamare il 113? Avrebbero risposto loro»), poi si è sposata, ha divorziato, adesso vive gestendo un bar ad Anguillara Sabina, vicino a Roma.