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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

SANTIN

Marco Milano 11 febbraio 1962. Autore tv. Della Gialappa’s band. Figlio di Federico Santin, uno dei migliori illustratori italiani di
libri per ragazzi. Ma che vuol dire Gialappa? «È un tubero messicano da cui si estrae un purgante per i cavalli» • «Con loro, il calcio ha cominciato davvero a prendersi in giro. Sono partiti dal
linguaggio, stravolgendolo. Hanno trasformato i gol in gollonzi, inventando
personaggi, scoprendone di nuovi, costruendoli dal nulla. Edmeo Lugaresi, prima
di loro, era soltanto il presidente del Cesena. È bastato dattiloscrivere sul video le sue interviste parola per parola per farne
il mito di una generazione. E poi Trapattoni e il suo gatto nel sacco, i
fenomeni parastatali, Klinsmann che ai loro tempi era solo la “biondapantegana”, fra l’altro in buona compagnia, perché abbiamo apprezzato anche quel “ramarro” di Pancev. E in un Paese dove il presenzialismo È tutto, non si sono mai fatti vedere una volta in tv, tant’È vero che le loro facce le conosciamo solo dalle fotografie. Sono le loro voci a
interagire con gli ospiti o i personaggi e soprattutto con il conduttore. Ne
hanno lanciati tanti, da Hellen Hiddink a Simona Ventura, da Alessia Marcuzzi a
Fabio De Luigi. Alcuni li hanno “sdoganati” dopo anni di buio. Claudio Lippi, ad esempio. Vagava nei corridoi Mediaset, in
cerca di una scrittura. Incontrò loro, e lo trasformarono da presentatore dolciastro e multiuso nel loro “punching ball” preferito. Ne uscì trasformato. Il merito maggiore della Gialappa’s, comunque, È di avere creduto in nuovi comici, lanciandoli alla ribalta, ciascuno col suo
stile e con un personaggio che avesse attinenza col mondo del pallone. È toccata innanzitutto ad allenatori (l’Arrigo Sacchi e il Serse Cosmi di Crozza) e giocatori (il Fabrizio Ravanelli di
Gioele Dix, il Daniel Fonseca di Teocoli), tutti immortalati con imitazioni
diventate cult. Ma nel calderone sono finiti persino gli arbitri che gli allora
sconosciuti Aldo, Giovanni e Giacomo immaginavano chiusi in uno spogliatoio,
per sfuggire alla rabbia dei tifosi. La satira ha raggiunto anche i presidenti,
con lo straordinario CarCarlo Pravettoni di Paolo Hendel, emblema dell’imprenditore senza scrupoli che venderebbe anche sua madre, cementificherebbe i
parchi e ha una ricetta miracolosa per abbattere i costi del lavoro: abbattere
anche i lavoratori. E non si sono salvati i giornalisti, o sedicenti tali.
Felice Caccamo e Gianduia Vettorello sono due meravigliose invenzioni di
Teocoli. Il primo troppo impegnato nelle fritture globali finali per occuparsi
di pallone, l’altro sempre fiducioso nella proverbiale efficienza sabauda e nel “pullman delle notizie” che risolve ogni problema. Nei panni di un’intervistatrice anche Luciana Littizzetto-Lolita, alle prese con giocatori
(veri) nei ritiri, ai quali faceva domande come questa: “Cannavaro, prendimi, sono la tua palla”» (Vincenzo Cito e Gabriella Mancini).