Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SANTACROCE
Isabella Riccione (Rimini) 30 aprile 1968. Scrittrice. Ultimo libro: Zoo (Fazi, 2006) • «“Leggete Destroy (Feltrinelli, 1996). Sganciate queste benedette 20 mila lire, comprate Destroy e trovate un posto dove non ci sia musica, né rumore con del ritmo addosso, ma solo fondale di mondo qualsiasi: e leggete”. È il 30 ottobre del 96, quando sulla prima pagina di Repubblica Alessandro
Baricco intona il suo entusiastico peana al romanzo di una scrittrice
ventottenne: Isabella Santacroce. “Stronzate”: la storia di Misty, una che se ne va a Londra e si guadagna da vivere facendo
la puttana, ha suggerito a Roberto Cotroneo un epiteto in genere poco
frequentato dalla critica letteraria, e che pure Baricco mostra a modo suo di
aver gradito: “Finalmente. Basta con quel suo traccheggiare ambiguo, fine dei messaggi
trasversali, delle battutine al vetriolo, delle benedizioni distribuite secondo
imperscrutabili manuali Cencelli. Dritti allo scopo: stronzate. Finalmente un
po’ di aria pulita”. L’autore di
Oceano mare non È tenerissimo neppure con la giovane Isabella, che ad esempio in tivù “strascicava la voce con fare lievemente rimbambito”, ma l’ambivalenza non cambia la sostanza del suo giudizio: “Questa scrive musica, carambola timbri, stacca ritmi incrociati e asimmetrici,
organizza caos, guarda strabico, stampa dissonanze. Se lo lasci suonare, quel
libro, quel che senti È musica, vera e non qualunque...”. Stupore generale. Reazioni indignate, stizzite. Qualcuno, come Giovanni
Raboni, dirà di essere rimasto addirittura inorridito di fronte all’articolo di Baricco. E qualcun altro, Giulio Ferroni, riproporrà la celebre battuta di Totò: “ma mi faccia il piacere!”. Intanto
Destroy È diventato un “caso”, e la sua autrice Isabella Santacroce l’unico nome di culto al femminile nel gruppetto degli enfant terrible delle
lettere italiane» (la Repubblica) • «Sarà anche diventata un fenomeno mediatico, per quelle sue pose maliziose, le
magliette leggermente sollevate, gli sguardi obliqui da lolita, fino a certe
foto sadomaso rigorosamente in bianco e nero che dovrebbero scandalizzare, épater chi sa chi. Un po’ di stucchevole dannunzianesimo aggiornato l’avrà (forse) avvantaggiata sul gruppetto di colleghi ex cannibali che abitualmente
non indossano guepiÈre, ma alla fine quel che davvero importa È il suo talento (vero o presunto) di scrittrice» (Luciana Sica)
• «Non riesco a scrivere in pigiama o in ciabatte» • «Tutti i finali dei miei libri sono nati di notte, mentre ero fuori casa. Rientro
in fretta, li scrivo, e poi sono così emozionata che scoppio a piangere» (da un’intervista di Mariarosa Mancuso).