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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

SANDRELLI

Stefania Viareggio (Lucca) 5 giugno 1946. Attrice. «Appena uno ha un po’ di soldi in tasca, non mi piace più» • Nel 2005 ha ricevuto a Venezia il Leone d’oro alla carriera • Tra i suoi film Divorzio all’italiana (Germi, 61), Il federale (Salce, 61), Sedotta e abbandonata (Germi, 63), Io la conoscevo bene (Pietrangeli, 65), Il conformista (Bertolucci, 70), Alfredo Alfredo (Germi, 72), C’eravamo tanto amati (Scola, 74), Novecento (Bertolucci, 76), La terrazza (Scola, Nastro d’argento 80 come miglior attrice non protagonista), Speriamo che sia femmina (Monicelli, 86), La famiglia (Scola, 87), Mignon è partita (Archibugi, David di Donatello 89 come miglior protagonista e Nastro d’argento non protagonista), La cena (Scola, Nastro 99 non protagonista), L’ultimo bacio (Muccino, David e Nastro 2001 non protagonista), Figli (Bechis, David 2002 non protagonista). Rivisitata poi da Tinto Brass come star
erotica ne La chiave (molto liberamente tratto dal romanzo di Tanizaki, 1983) • Tra i volti femminili più amati del cinema italiano, «attrice moderna e mai modernista, Stefania è il cinema italiano contemporaneo al meglio di quello che ha saputo offrire» (Marco Müller) • «Un modo lieve di essere diva, una grazia speciale nell’essere sexy. E poi bellezza, talento, coraggio, insieme alla capacità di affidarsi docile, fin dagli esordi, al gusto e alle invenzioni dei grandi
registi che l’hanno diretta» (Fulvia Caprara) • «Un’attrice molto brava e duttile, una bellezza radiosa, sensuale, vitale. E anche
altro: un grande carattere. Fingendosi arrendevole (“cera molle”, la chiamavano da ragazza), ha sempre fatto quello che ha voluto, nella
carriera come nella vita privata: trasgressiva senza proclami, con grazia
allegra e leggera, ardita senza paure né vittimismi, libera sempre. Fingendo (oppure no) di vivere alla giornata,
spensierata e ridente, ha infranto tabù (come dimenticare il suo piedino bianco e paffuto da bambina piccola che
stuzzicava il marinaio della barca nel finale del primo film
Divorzio all’italiana di Germi, 61; come dimenticare il ballo voluttuoso e stretto con Dominique
Sanda nel Conformista di Bertolucci, 70; come dimenticare La chiave di Tinto Brass, 83?) è andata contro il perbenismo italiano dei suoi anni iniziali, è passata intrepida da maestri storici e meravigliosi come Manoel de Oliveira (Un film parlato, 2003) a registi ragazzi di poca esperienza e di molta passione» (Lietta Tornabuoni) • «Film dopo film, decennio dopo decennio, Stefania Sandrelli ha rappresentato non
solo il nostro cinema ma il nostro paese come nessuna attrice della sua
generazione è riuscita a fare. Cambiando, maturando, invecchiando perfino, con disinvoltura e
serenità. Per non parlare dell’allegria che l’ha accompagnata anche nei momenti più difficili e che è tutta e solo sua» (Fabio Ferzetti) • «Sono cresciuta con il cinema, dallo schermo ho imparato a conoscere meglio l’Italia, ho imparato le parole dell’amore. Non è stato facile lasciare Viareggio, avevo nove anni quando è morto mio padre, a farmi da padre c’erano gli zii, erano dieci. Ho dovuto lottare contro l’ostilità di tutti loro per arrivare a salire sul treno. Ho capito l’importanza della volontà e della tenacia» • «Viareggio l’ha lasciata giovanissima Stefania quando, scelta da Pietro Germi per Divorzio all’Italiana, la sua bellezza morbida e moderna conquistò gli schermi e gli italiani. Era il 61. Viareggio è il paradiso dei bambini, “la casa” di Stefania. “La Pineta da attraversare con la macchinetta a pedali, ‘il Grillo’ che c’è ancora. E la spiaggia fine, bianca”. Le opere di Giacomo Puccini, “le pucciniane” che Stefania andava a vedere e ad ascoltare a Torre del Lago con il nonno
paterno, un melomane innamorato della lirica e dell’unica femminuccia della grande famiglia patriarcale dei Sandrelli. Oppure la
piscina, quella grande del Principe di Piemonte, frequentabile anche in agosto
per quelle maratone tipiche delle vacanze al mare che resistono nel tempo:
bagno, passeggiata, pizza e cinema. Nel 61 a La Bussola va a cantare Gino
Paoli, che è già mito con i suoi struggenti
Senza Fine e Il cielo in una stanza. “Era il giorno del mio quindicesimo compleanno, il 5 giugno, Paoli mi piaceva
moltissimo e decisi di andare a La Bussola, lo volevo ascoltare e, perché no, anche conquistare. Mi misi un tubino verde acqua di lino molto carino,
scollato, i sandali con i tacchi. Mentre cantava gli passavo e ripassavo
davanti, per farmi notare. Lui mi invitò a ballare, mi chiese quanti anni avevo e, quando glielo dissi, gli prese un
colpo, ma la frittata era ormai fatta. Da allora non ci fu nulla da fare,
stavamo sempre insieme. Lui mi veniva a cercare a La Capannina del Marco Polo
dove stavo con i miei amici della ghenga. E letteralmente mi rapiva. Io tentavo
di resistere, ma solo per gioco. Poi, felici, andavamo in giro sulla sua
Triumph scoperta; lui era partito in quarta e anch’io”. L’amore per Gino Paoli va avanti otto anni; nel 64 nasce Amanda, la prima figlia
di Stefania mentre nel 72 sarebbe nato Vito, figlio di Niki Pende. Nel 68
Stefania rifiuta di trasferirsi a Milano. “Dissi a Gino che non me la sentivo, lui non volle sentire ragioni. Se non vieni
a Milano, tuonò, la nostra storia finisce. Non ci volevo credere. Rimasi a Roma, la storia finì”. Anni ruggenti a Viareggio quelli tra la fine dei Cinquanta e l’inizio del nuovo decennio. E Stefania li vive fino in fondo. è inarrestabile, una forza della natura tanto che la madre Florida la chiama “Mercurio”. “Mi spostavo sempre con la ghenga, più spesso in bicicletta, altre volte su una vecchia 509 di uno di noi, che aveva
un clacson un po’ gracchiante particolarissimo. Facevamo il giro degli amici per caricarli,
andavamo fino a Foce di Magra, attraverso mezza Versilia. Solo in quel caso
magari ci scappava un bagno al Forte. Perché Viareggio e Forte dei Marmi sono distanti solo un quarto d’ora in bicicletta, ma le spiagge sono due mondi separati e ciascuna ha i suoi
frequentatori abituali, o almeno li aveva. In genere però ce ne stavamo a Viareggio, alla mia spiaggia, a Ponente, ai bagni Aurora”. Il 61 è la data della svolta per Stefania ragazzina. Il fotografo Paolo Costa la ritrae
davanti alla casa pensione della mamma e una di quelle immagini appare in
copertina su Le Ore. “Non era la prima volta che finivo sui giornali. A Viareggio tutto l’anno c’erano manifestazioni di ogni genere e tutti, i miei amici e io, a turno
vincevamo qualche premio. Nel tempo la mia amica Luisella era stata eletta miss
Cinema, io miss Viareggio, un’altra mia amica, Lucia, miss Versilia. L’estate poi, specie da ragazzini, l’intrattenimento era fisso. C’era la Festa del Villeggiante, quella dei bambini più belli di Viareggio, che poi eravamo tutti, e le foto dei vincitori andavano sui
giornali, locali s’intende. Viareggio è sempre stata così, viva, aperta. D’inverno, per il Carnevale, arrivava un bagno di folla che non si è mai interrotto. Ma nelle serate estive le feste erano la norma. Venivano
organizzate al Salone Margherita, dove la vera star era mio fratello che aveva
studiato il pianoforte”. Pietro Germi vede su Le Ore la foto di quella ragazzina dall’aria ingenua e insieme procace, ne rimane folgorato e la invita a fare a Roma il
provino per
Divorzio all’Italiana. “Come resistere? Mi aveva chiamato il grande Germi, per un film nientemeno con
Marcello Mastroianni. Accettai, scaricai gli amici e andai a Roma con mio
fratello Sergio. Anche le scuole non le ripresi più, avevo finito solo il terzo anno di avviamento professionale. Da allora, addio
Viareggio. In un primo tempo feci un po’ la pendolare, ma presto mi trasferii definitivamente a Roma con mia madre. Già dopo il provino per Divorzio all’italiana, poiché l’inizio delle riprese veniva continuamente rinviato, il mio agente di allora
Franco Fortini mi offrì un paio di film. Erano Gioventù di notte di Mario Sequi e Il federale di Luciano Salce”. In seguito sarebbe diventata una delle attrici preferite da Antonio
Pietrangeli, Bernardo Bertolucci, Luigi Comencini, Ettore Scola, Mario
Monicelli» (Silvana Mazzocchi) • «I titoli cui sono particolarmente legata sono Sedotta e abbandonata con Germi; Alfredo Alfredo con Dustin Hoffman, che fu l’ultimo film di Germi; Speriamo che sia femmina di Monicelli; Delitto d’amore di Comencini; Il conformista e Novecento di Bertolucci; di Scola C’eravamo tanto amati, La terrazza, La famiglia. E poi tanti altri» (da un’intervista di Alain Elkann) • «Ci sono film che non ho fatto e che mi è dispiaciuto tipo La ragazza di Bube, Il giardino dei Finzi Contini. Quando li ho visti al cinema li ho trovati belli e mi sono consolata un po’» (da un’intervista di Gigi Riva) • «Detestavo la televisione, pensavo che non ci sarei mai finita, ci sono cascata e
ho cominciato a divertirmi, soprattutto con Gigi Proietti. Con lui Maresciallo Rocca sono morta, ma poi abbiamo fatto Mai storie d’amore in cucina, c’è molto affiatamento» (da un’intervista di Maria Pia Fusco) • «Io sono dell’opinione che gli attori non si debbano impicciare più di tanto pubblicamente di politica, anche se tutto è politica. Ci vuole un po’ di grazia e non becerume, non bisogna indottrinare nessuno, anche perché la gente finché non è pronta non recepisce. Tante volte ho detto — a Fassino, a Veltroni, a tutti — che secondo me una personalità pubblica può essere negativa e quindi bisogna usare il contagocce e valutare bene prima di
esporsi e fare esporre le persone. Oltre tutto io sono una donna e un’attrice sola, non ho mai avuto mariti ricchi. Non so perché, si vede che ho un’idiosincrasia per gli uomini ricchi, sia io che Amanda ce l’abbiamo nel dna: appena uno ha un po’ di soldi in tasca, non ci piace più. Però devo fare i conti con tante cose come tutti noi e specialmente come tutte noi,
non avendo mariti produttori o registi. Ora, detto questo, quando io sono
salita — e lo rifarei — sul palco dell’Ulivo qualche anno fa, ne ho pagato un po’ le conseguenze. D’altra parte che ci posso fare? Sono una persona onesta e soprattutto un’attrice onesta, nel senso che nei confronti del mio lavoro non c’è nessun tipo di compromesso che io sia disposta ad accettare, solo ed
esclusivamente perché penso che siano inutili e che non portino da nessuna parte. E tutto questo non
per calcolo, ma per puro istinto che credo sia il mio faro più grande nella vita» (da un’intervista di Thomas Martinelli)
• La relazione con Gino Paoli, un uomo sposato, fece scandalo: «Seguivo solo i sentimenti. Amo moltissimo Venezia perché la sento fragile, precaria, quando sono triste mi rallegra, ma soprattutto
perché è a Venezia, durante una breve vacanza, che abbiamo concepito Amanda. Pioveva
sempre, passammo tutto il tempo nella camera d’albergo. Ho voluto io la maternità, è vero che nel mio carattere c’è una parte di vaghezza sbadata, ma non sono incosciente, sapevo quello che
facevo e la responsabilità che mi assumevo, ma ero felice di farlo. Andai a partorire a Losanna, Gino mi
era accanto, la ricordo come un’esperienza magica»
• Giovanni Soldati è il compagno di vita, un legame fatto di pazienza («a volte il mio caratterino esplode e divento insopportabile»): «Giovanni è Giovanni, è il mio incontro, senza di lui non saprei come fare. Qualche notte fa ho sognato
che aveva un’altra, mi sono svegliata a pezzi, l’ho aggredito. Devi dirmi se ami un’altra, non devi nascondermi niente, posso capirlo, può capitare di perdere la testa più a te che a me, tu sei più giovane! Povero Giovanni, ci ha messo un bel po’ per convincermi che era solo un brutto sogno. Certo, dal lato estetico non è il più bello del mondo, ogni tanto lo metto a dieta, ma solo per la salute, a me piace
così».