Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
ROSSI STUART
Kim Roma 31 ottobre 1969. Attore. Tra i suoi film: Senza pelle (D’Alatri, 94), Cuore cattivo (Marino, 94), Poliziotti (Base, 94), Pinocchio (Benigni, David di Donatello 2003 miglior non protagonista), Le chiavi di casa (Amelio, David 2005 protagonista), Romanzo criminale (Placido, David e Nastro d’argento protagonista 2006) • «Figlio di una ex modella tedesca e di un attore bellissimo (Giacomo, che lo fa
debuttare a soli cinque anni sul set di Fatti di gente per bene di Mauro Bolognini), passa la sua adolescenza nelle piscine. Un campione di
nuoto (come Raoul Bova), che ha il fisico scolpito e la faccia d’angelo. È legatissimo alle tre sorelle Ombretta, Valentina e Loretta e quando si
racconta, nelle rare interviste, spiega di non soffrire di ansia. “Non ho fretta”, È il suo motto. D’altronde non ha bisogno di avere fretta. Visto che il suo cammino verso la vetta
della carriera È lento ma inesorabile. È Romualdo sul piccolo schermo accanto ad Alessandra Martinez nella popolarissima
miniserie
Fantaghirò. Nel 94 torna al Cinema» (Maria Corbi) • «Ha un conto in sospeso con l’infanzia. Molti attori usano il proprio passato remoto come una riserva
interiore, un mondo che custodisce energie e sensazioni preziose. Per l’interprete di Senza pelle e Le chiavi di casa, condannato a esser sottovalutato da una bellezza quasi imbarazzante, l’infanzia È qualcosa di più. Una ferita sempre aperta, il punto di intersezione fra piacere e dolore, la
misura segreta di tutte le cose. Lo dicono i personaggi che ha fatto (il suo
Lucignolo era fra le cose belle del Pinocchio di Benigni). Lo dice il suo passato di figlio d’arte e bambino prodigio che imparò presto a non cercarsi troppe certezze in casa» (Fabio Ferzetti) • «Sono cresciuto così, i miei si separarono che avevo 6 anni ma non fu un trauma, ero preparato, era
già successo a tanti miei compagni» • «Ho iniziato per caso a recitare, ma È stata una folgorazione. A 13 anni sono uscito da una libreria con un tomo sotto
il braccio, Stanislavskij: l’ho rubato, all’epoca costava 40 mila lire» (da un’intervista di Silvia Fumarola) • «A quindici anni andai a New York, cercando le stanze piene di talenti dell’Actor’s Studio. Crebbi nella solitudine di quella metropoli. Tornai con la coda tra le
gambe, ma deciso a fare l’attore» (da un’intervista di Giovanna Grassi) • «Ho fatto errori. Ma vado avanti per una certa strada senza risparmiarmi. Scelgo
sempre per imparare. Pretendo motivazioni giuste. Investigo su me stesso. E
rinuncio nel frattempo a molti progetti, sia di teatro che di cinema. Fare
esperienze difficili significa selezionare, valutare tutto con rigore
instancabile. Il che non esclude che si possa ugualmente sbagliare. Ogni volta
che posso, freno coi ritmi del lavoro. Quando gli impegni superano il livello
di guardia, rallento, cerco spazi che appartengano solo a me. Non voglio mai
perdere il rapporto con le cose di tutti i giorni»
• Nel 2006 l’esordio da regista con Anche libero va bene: «Diventare regista era un sogno antico, coltivato fin da quando, appena ventenne,
si era presentato dal suo agente con una sceneggiatura sotto il braccio. Ma
allora era troppo presto e nessuno al mondo, trovandosi davanti quella faccia
da angelo pensoso, avrebbe rinunciato all’idea di usarla per la recitazione. Così, prima di mettersi per la prima volta dietro la macchina da presa, Kim Rossi
Stuart È stato a lungo soltanto attore, in teatro, con testi di Skakespeare, Sofocle,
Schmidt e con registi come Ronconi e Cobelli; in tv, diretto da Bolognini,
Samperi, Bava, Soavi, Torrini; al cinema con gli autori più significativi della scena italiana, da Bolognini a Brusati, da D’Alatri a Del Monte, da Amelio a Benigni. Proprio lui, così schivo e discreto, ha dovuto affrontare non senza fatica la fase in cui era
idolo delle ragazzine, ma È sempre stato attento a tenere ben protetta la sua vita privata. Per quelle
curiose coincidenze della vita, È successo che al trionfo personale per il ruolo del “Freddo” nel
Romanzo criminale di Michele Placido, sia seguita la brutta avventura dell’incidente in motocicletta. La notizia, appena diffusa, tendeva al drammatico più del dovuto. All’ingresso della clinica si sono subito raccolte le fan più affezionate, complete di bigliettini e peluche» (Fulvia Caprara) • «Penso che, come insegnava Brook in un suo libro, un attore ha bisogno di tre
spettatori. Si può trovare in Africa e fare uno spettacolo per degli indigeni e avere ugualmente
soddisfazione».