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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

RIPA DI MEANA

Marina (Marina Punturieri) Santa Marinella (Roma) 21 ottobre 1941. Sposata con il duca
Alessandro Lante della Rovere, da cui ha avuto Lucrezia, dopo il divorzio ha
sposato il marchese Carlo Ripa di Meana. Ha scritto alcuni libri
autobiografici, fra cui I miei primi quarant’anni (Mondadori: ne è stato tratto un film diretto da Carlo Vanzina) e La più bella del reame (Sperling & Kupfer. Il film è di Cesare Ferrario) • «Esuberante, narcisa, rompiballe che non ha eguali al mondo. Quelle foto
indimenticabili dei primissimi Settanta: lei che sta montando le scale per
andare a gaudere da qualche parte, e ha un vestito lungo con uno spacco
inimmaginabile che mette completamente in mostra delle gambe superbe. Una il
cui narcisismo è tale che per poco non ci faceva dichiarare guerra dalla Francia il giorno in
cui s’è messa a cavalcioni di una finestra di Palazzo Farnese, e quella foto ha corso i
giornali di tutto il mondo. Una tale rompiballe che una volta andò su tutte le furie perché suo marito Carlo le aveva regalato un tavolo da pranzo che a lei non piacque, e
cominciò a sbraitare. Una che, a mezzo del lancio di oggetti contundenti, ha tentato un
paio di volte di uccidere il suo segretario Andrea, l’unico personaggio assennato di casa Ripa di Meana. è intelligente, rapidissima nel mettere assieme i giudizi. Come tutte le “bellissime” ha vissuto al cospetto degli straricchi e dei potenti, ma a lei piacciono
innanzitutto gli irregolari, e questi irregolari sono stati di volta in volta
il pittore Franco Angeli, il giornalista Lino Jannuzzi, il nobiluomo Carlo Ripa
di Meana. Quando lei lo conobbe stava organizzando la Biennale del Dissenso del
77, e nel 77 era un’arditezza dir male dell’Urss» (Giampiero Mughini)
• «Marina. Professione Marina. Niente di preciso, perché in fondo non sono una grande lavoratrice, ma ho saputo sempre inventarmi
qualcosa: stilista, scrittrice, regista» (da un’intervista di Lucia Castagna) • «Con mia madre una volta ci siamo prese a padellate. Io e mia sorella Paola
abbiamo vissuto molto sole perché mio padre si era ammalato di enfisema polmonare, gli avevano dato pochi anni di
vita, e si era trasferito con mia madre al mare. Mi sono sposata giovanissima
con Alessandro Lante della Rovere. Beveva, si ubriacava, picchiava. Tentò anche di sparare a me e alla bambina in culla. Fu cacciato di casa dai miei e
io rimasi sola. Cominciai a lavorare nella moda. Con questo lavoro ho cresciuto
Lucrezia. Non ero una madre presente affettivamente, è vero, avevo una vita da giovane scapestrata. Mica ho fatto la santarella, ne ho
fatte di tutti i colori. Mia figlia non ha mai visto nulla. Ero sola, ero
libera, non facevo la monaca, ero bella, ho avuto sfilze di amanti. C’era un andazzo di uomini continuo. Mi sono concessa tutto, non devo rendere
conto a nessuno. Sandro Penna, Goffredo Parise, Giolitti, Craxi. Questa era la
gente che frequentava casa mia. Io non ero mica una soubrette. Ero una donna
piena di curiosità. Ho avuto tanti amanti? Ma anche per l’amore ho scelto persone che mi davano di più, non solo la banalità della ginnastica erotica. I miei amori erano Franco Angeli e Mario Schifano.
Non ho avuto mica ricconi come Malagò intorno a me. Non frequentavo mica il circolo Aniene» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti).