Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
RIGONI STERN
Mario Asiago (Vicenza) 1 novembre 1921. Scrittore • «Lo scrittore italiano di guerra più conosciuto e tradotto all’estero. Il sergente nella neve, resoconto-testimonianza della tragica ritirata di Russia, fu pubblicato su
insistenza di Elio Vittorini. Da allora ha pubblicato una quindicina di libri
fra romanzi e racconti, vincendo premi letterari e ottenendo la laurea honoris
causa in scienze forestali dell’Università di Padova. All’impegno civile per tenere vivo il ricordo di che cosa sia realmente una guerra,
per diffondere una fondata cultura della pace, ha infatti unito lo studio del
mondo alpino fino a diventarne il simbolo più alto e ascoltato» (Giampaolo Visetti)
• «Il cacciatore, rocciatore, sciatore, infine l’alpino Rigoni, nell’inverno del 44, in una baracca assediata dal nevischio, prende un mozzicone di
matita e comincia a scrivere la sua guerra di Russia conclusa dalla tragica
ritirata e dalla prigionia: “Ho ancora nel naso l’odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato...”. È una storia di amaro disinganno, di eroismo e disperazione, di un sentimento di
amicizia cementato dal sacrificio che dai compagni d’arme si estende ai nemici, partecipi di una comune, travagliata umanità. Alla luce di una interrogativa speranza che per lui e i suoi commilitoni
appare come una stella fissa: “Ghe rivarem a baita?”. La baita È la casa sull’altipiano di Asiago, È il ritrovamento di una comunità civile e solidale, delle radici fisiche e morali che la guerra e l’esilio non hanno estirpato ma rinvigorito. Perché la stessa malaugurata avventura che la sorte gli ha imposto include sempre,
nella memoria e nel desiderio, nella tenacia degli affetti, nella limpidezza
del giudizio, la sua terra lontana. Non È un caso, ma una esigenza profonda, che Rigoni, dopo avere raccontato la
campagna di Russia, ma anche l’Albania e la Francia, dedichi tanta parte della sua narrativa alle storie di
casa, dimostrando di essere tutt’altro che uno scrittore prescelto da eventi eccezionali. Sembra in realtà che egli riesca a fondere le due esperienze che Walter Benjamin assegnava all’origine del narrare: quella di chi viene da lontano ed ha cose “meravigliose” da raccontare, e quella di chi non si È mosso dalla propria terra e, “uomo di consiglio”, ne diventa l’interprete più accreditato e sapiente. Quest’ultima parte la troviamo esemplificata mirabilmente in
Storia di Tonle, e poi nell’Anno della vittoria, nelle Stagioni di Giacomo (tutti pubblicati da Einaudi) dove, facendo un passo indietro, Rigoni racconta
un’altra guerra speculare alla seconda, quella del 15-18 che ha devastato e
disseminato di morti le sue contrade» (Lorenzo Mondo).