Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
RAMA Carol Torino 17 aprile 1918. Pittrice • «Treccia all’indiana che le copre la nuca, l’occhio bistrato “all’egiziana”
RAMA Carol Torino 17 aprile 1918. Pittrice • «Treccia all’indiana che le copre la nuca, l’occhio bistrato “all’egiziana”. Bella matta, come diceva Mila, ancora piena di energia, gentilezza, ricordi, asprezze e quel suo linguaggio da far arrossire una sua possibile “allieva” come la Littizzetto. Carriera non facile. Non doveva esser semplice per una donna dipingere nella Torino degli Anni 30 o 40, ma anche dopo» (La Stampa) • «A me voleva bene Casorati, io ero molto amica di sua moglie Dafne. Lui con me era meraviglioso, le sue sorelle un po’ meno. Aveva tante allieve, ma diceva che io ero quella con più intuito, capace di risolvere situazioni, curiosa dei materiali, forza. Arrivava a dire che certe cose che facevo io avrebbe voluto farle lui. Mi ricordo un suo disegno con una donna a gambe larghe, il sesso in vista, ondulato, pazzesco. Peccato che l’ho dovuto vendere. A lui piaceva la mia carica erotica, che riservavo solo ai miei quadri, mai nelle amicizie, con Antonicelli, Pavese o Calvino. Oggi a pensarci mi spiace: avrei potuto godere di più» • «Ci sono pittori che danno più importanza ad un segno che a una fisionomia. Dopo Man Ray, Duchamp, Picasso, c’è stata l’impressione che fosse più facile dipingere... si eran sovvertite delle regole. Io, per fortuna ero incazzata per conto mio e avevo le mie fantasie, la mia maniacalità. A me piacevano quei sessi femminili grandissimi che faceva Fontana, ringraziavo Manzoni che con le sue scatolette ci aveva invitato a pensare alla merda. Ma trovavo volgare che dovesse dichiarare, scrivendolo, che il barattolo conteneva merda. Quando io disegno un sesso maschile, e ne ho disegnati tanti, penso che non possano essere volgari perché fan parte del corpo, come un piede, una testa. A me fan star bene, io disegno e sto bene. E senza paure. La paura è indice di qualcosa che non hai realizzato. Forse l’unica paura che può avere un artista è quella della povertà».