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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

PROFUMO

Alessandro Genova 17 febbraio 1957. Banchiere. Amministratore delegato dell’Unicredito italiano • Quinto di cinque figli, padre ingegnere, si è laureato alla Bocconi da studente-lavoratore con una tesi in Economia delle
aziende di credito. Durante il primo anno di università si è sposato e ha avuto un figlio. Dopo la gavetta al Banco Lariano, il salto nella
consulenza con la McKinsey, e poi alla Bain & Cuneo. A 33 anni è entrato nella Ras, finché Rondelli non lo ha chiamato al Credito Italiano, dove nel 95 è diventato direttore generale. Premiato nel 2003 come banchiere europeo dell’anno, politicamente è vicino al centrosinistra
• «Ha conquistato sul campo i galloni di miglior banchiere italiano» (Flavia Podestà) • «Lo chiamavano Arrogance per il tratto un po’ supponente, alla McKinsey, oggi è l’orgoglio del bancocentrico capitalismo italiano» (Alberto Statera) • «Provate a immaginare un anonimo bancario con l’abito grigio d’ordinanza che ogni mattino esce da casa sua, arriva nell’agenzia del Banco Lariano di piazzale Loreto, a Milano, e passa la sua giornata
di lavoro a timbrare cambiali. Questo gentile signor Profumo (allora non era
ancora laureato in Economia) riservato, taciturno eppure rapido nelle
procedure, gli ex colleghi lo ricordano con un filo di disinvolta indifferenza.
Era un impiegato modello, ma nessuno di loro avrebbe mai pensato che quel
ragazzone atletico di nome Alessandro — lo sguardo sveglio ma disinvoltamente distaccato — sarebbe poi diventato l’amministratore delegato di Unicredito. Genovese, con una giovinezza vissuta fra
gli odori e i sapori forti di Palermo, raggiunge improvvisamente la ribalta
alla metà degli anni 90. Dopo l’esperienza in McKinsey, Bain Cuneo e Ras, l’approdo al Credito Italiano rappresenta la svolta della sua carriera. Entra come
direttore generale, ma subito dopo — nella primavera del 97 — viene nominato amministratore delegato. Sportivo, refrattario alla cosiddetta
etichetta (il nodo della sua cravatta non è mai perfetto, la sua giacca è spesso abbandonata con spiritosa nonchalance sulla spalla), Profumo ha tre
doti: intuito unito a determinazione e acume politico. Non solo, gli è riuscita anche un’altra impresa apparentemente complessa. Ha conquistato il cuore di un senatore
del Credito, Lucio Rondelli, astuto navigatore di lungo corso della finanza
italiana, da tempo alla ricerca di un delfino. Ma dietro la prepotente ascesa c’è la politica. Amico di Ermete Realacci e Chicco Testa, trova consensi
soprattutto a sinistra, nell’area prodian-dipietrista e nei democratici di sinistra. Che cosa piace di lui?
Il suo essere spontaneo, agreste, non programmato, però vicino (troppo vicino, dicono i maligni) alla politica. Quasi uno arrivato per
caso che ha l’aria scaltra dei giovani degli anni Sessanta, abituati a cambiare il mondo
utilizzando non solo l’ideologia. Lui non concede interviste, non ama esporsi in pubblico, non vuole
far sapere del suo privato: il modello è Enrico Cuccia. Nella city londinese lo considerano senza mezzi termini il “tedesco d’Italia”. La sua abilità è stata soprattutto aver spinto in anticipo la banca milanese di piazza Cordusio
verso i servizi specializzati alla clientela, a cominciare dal risparmio
gestito. Ma non basta. Il vero atout è la capacità di tessere — al riparo dai riflettori — un’infinita ragnatela di rapporti, legando il cuore (che lo porta a sinistra) con
la testa (che gli impone di coltivare anche i collegamenti con il
centrodestra). Gli piace fare gruppo con gli altri quaranta-cinquantenni
ruggenti (come Marco Tronchetti Provera). Iena è il soprannome che affibbiarono a mister Profumo gli otto top manager (erano 16
all’inizio) che lui rispedì a casa appena diventato direttore generale con il compito di riorganizzare la
banca di piazza Cordusio. Proverbiale idiosincrasia per le fotografie (almeno
quelle “in posa”) e per gli status symbol, usa dare del “tu” ai collaboratori. Ha amici giornalisti (li vede, ma chiede sempre di non essere
citato)» (Monica Setta)
• «Vecchio boyscout, il capobranco più cattivo e determinato» (Edmondo Berselli) • Nel giugno del 2005 ha portato a termine l’incorporazione di Hypovereinsbank (Hpv), banca tedesca con un importante
propaggine in Austria (Banca Austria) e un bel radicamento, in termini di
sportelli, nell’Europa dell’Est. è stata la più grande fusione cross-border realizzata in Europa in tutti i tempi, al termine
della quale è nato un gruppo che occupa il nono posto in Europa, il quarto dell’area euro e il primo in Italia (almeno fino a quando non sarà completata l’annunciata fusione tra Sanpaolo e Intesa), con 28 milioni di clienti, settemila
sportelli in 19 paesi e 733 miliardi di attivo. Le sinergie realizzate
ammontano a 745 milioni netti. Operazione perfezionata con tre offerte di
pubblico scambio (Ops) su Hvb, Bank Austria e la polacca Pbh. Alla fine i
giornalisti della Frankfurter Allgemeine Zeitung hanno ribattezzato Profumo “Alessandro il Grande”. Profumo aveva tentato molte volte la strada delle fusioni sempre senza
successo, o per l’opposizione del governatore Fazio (Comit, Deutsche, Mediocredito, Banco di
Sicilia, Intesa) o per questioni di concambio (Bilbao, Commerzbank, Sanpaolo).
Le trattative per Hpv sono durate un anno e mezzo
• Grande tifoso dell’Inter: «è una passione recente. Ho sempre avuto un debole per il Genoa e per l’Inter: «i colleghi dicono di entrare malvolentieri nel mio ufficio il lunedì mattina se l’Inter ha perso». (da un’intervista de La Stampa).