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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

PORTOGHESI

Paolo Roma 2 novembre 1931. Architetto • Laurea all’Università di Roma nel 57, dall’anno successivo ha cominciato a esercitare la libera professione nel campo della
progettazione edilizia urbanistica. Ha insegnato Storia della critica presso la
facoltà di Architettura all’Università La Sapienza di Roma dal 62 al 66 e dal 67 al 79 è stato professore di Storia dell’architettura al Politecnico di Milano. Dall’82 professore di Storia dell’architettura, dal 95 di Progettazione urbana alla Sapienza. Ha pubblicato
numerosi saggi, in particolare sull’architettura rinascimentale e barocca, sul Liberty e sull’architettura contemporanea. Dall’80 all’83 ha diretto la sezione Architettura della Biennale di Venezia. Ha progettato
la moschea di Roma
• «Tra i progetti di Portoghesi non si considerino i più altisonanti e famosi, ma per esempio quello del complesso residenziale di
Tarquinia: edifici abitativi per gli impiegati dell’Enel. Pur nella serializzazione degli elementi, e anche da parte di chi non
comparta quel modo di disegnare l’architettura, non può non riconoscersi una particolare dignità. La successione di grandi archi, il colonnato in basso, il loggiato superiore,
sono elementi che lo stesso Palladio avrebbe potuto apprezzare: ma interpretati
con gusto moderno appartengono totalmente all’oggi. E conferiscono alle abitazioni un che di aulicità, un’importanza inconsueta, una forte caratterizzazione. Il raccordo con la storia
evita quel che spesso si lamenta dell’edilizia contemporanea: l’affondare nell’anonimato. E scansa anche il difetto opposto: l’eccesso esibizionistico. Resta un fascino che supera il tempo e che per questo,
in un certo senso, sacralizza il luogo: poiché lo rende a una dimensione inconsueta, tutta sua. Non a caso Portoghesi ha
concluso la sua esperienza alla Biennale veneziana con una coraggiosa mostra
sulle architetture sacre delle tre religioni monoteistiche. Non a caso, oltre
che della grande moschea romana, egli è l’autore di una chiesa a Terni nella cui copertura a forma di stella si ravvisa
non solo una potente carica simbolica, ma anche un’eco del linguaggio barocco» (Leonardo Servadio).