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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

POLETTO

Severino Salgareda (Treviso) 18 marzo 1933. Cardinale. Arcivescovo di Torino • Dopo aver iniziato gli studi seminaristici a Treviso, nel 53 - anno della morte
del padre - passò al Seminario Maggiore di Casale Monferrato. Ricevuta l’ordinazione presbiterale dal vescovo, Monsignor Giuseppe Angrisani, il 29 giugno
57, fu inviato come viceparroco a Montemagno e vi restò per quattro anni. Nello stesso anno dell’ordinazione perse anche la madre, in un incidente stradale. Il 16 marzo 89 gli
fu affidata la diocesi di Asti, il 19 giugno 99 quella di Torino (succedendo al
cardinale Giovanni Saldarini). Da Giovanni Paolo II creato e pubblicato
cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001
• «A differenza di altri, come Carlo Maria Martini a Milano, è stato spesso duro con Mani pulite. Ad Asti, ai funerali di Giovanni Goria,
biasimò le “esasperazioni” degli inquirenti. A quello di Alessandro Sodano, fratello del cardinale Angelo
e arrestato innocente anni prima, chiese ai magistrati di essere “più sensibili alla diginità delle persone”. Negli anni Sessanta era noto come il “prete-operaio”: a Casale esercitava il sacerdozio ed era magazziniere in fabbrica. Poco
sensibile alle mode intellettuali, a proposito degli immigrati ha detto che non
merita ospitalità chi viene in Italia per delinquere. Ha parlato di globalizzazione cattiva e di
globalizzazione buona. Ha condannato il terrorismo non meno della guerra. Ha
sostenuto che non esiste bandiera della pace più grande di Cristo risorto. Alle esequie di Gianni Agnelli, citando le autorità presenti, scordò Berlusconi e se ne scusò. Nutre simpatia per Vasco Rossi da quando disse: “Sono alla ricerca di qualcosa di più grande di me”» (La Stampa)
• «Facevo il magazziniere in un’azienda metalmeccanica a Casale Monferrato, dov’ero parroco. Quasi tre anni. Facevo part time, perché avevo anche la parrocchia. Erano gli anni 67-68, quando si poteva veramente
parlare di classe operaia. La mia parrocchia era in uno dei quartieri più rossi della città, però era una sinistra motivata non da ragioni ideologiche ma piuttosto da ragioni
sindacali. C’era il convincimento che solo a sinistra difendessero gli interessi degli
operai. Ma tante persone venivano in chiesa. Se avessi avuto solo quelli che
votavano una certa parte, avrei avuto la chiesa quasi deserta. Ho visto che le
persone, al di là di come si presentano ufficialmente, hanno sempre un retroterra, che spesso non
conosciamo e di cui bisogna tener conto. Magari uno sbaglia dieci pezzi nella
lavorazione e viene punito, ma che ne sappiamo se ha la moglie malata o un’altra preoccupazione? Ho imparato ad andare adagio nelle valutazioni» (da un’intervista di Marco Politi).