Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
PLATINETTE
(Mauro Coruzzi) Pilastro (Parma) 4 novembre 1954. Drag queen. Conduttrice di
Radio Deejay e ospite di talk show e trasmissioni tv • «Io sono di una famiglia contadina, e questa è una cosa essenziale, la campagna è ancora importantissima per me, in fondo mi sento una conservatrice, una vecchia
contadina. Però a un certo punto i miei genitori pensarono di migliorare la loro condizione
inurbandosi, mia madre divenne caporeparto in fabbrica e mio padre muratore. Da
ragazzo capii che dovevo uscire da quella condizione, d’estate lavoravo per avere i soldi. Poi a Bologna aprirono il Dams, mi feci un
anno integrativo facendo il gelataio di giorno per andarci. A Bologna era il
77, in università c’erano Squarzina, Eco e tanti altri, per strada le manifestazioni. Io stavo in un
gruppo di travestiti e andavamo a manifestare, un po’ perché eravamo politicizzati, un po’ perché si beccava bene... Dopo due anni mi accorsi che non volevo studiare
comunicazione, ma farla. Tornai a Parma, era l’epoca delle prime radio libere, mi misi a lavorare in una radio...» (da un’intervista di Ugo Volli)
• «A me la radio piace moltissimo. In televisione mi sento sempre un po’ estranea, sto lì e guardo, in radio invece sono un soldato, mi identifico totalmente col mezzo,
ci passo la giornata» • «Platinette è stata un’altra trovata di Freccero. Ero fra gli autori di un dopofestival un po’ strano, immaginavamo uno di quegli alberghi della Riviera, dove tanta gente va
a svernare, avevamo bisogno di una donna chiacchierona, che giocasse tutto il
tempo a canasta, malignando. Non trovavamo l’attrice giusta, allora Freccero che conosceva il mio gusto del travestimento,
disse: la fai tu, che sei grossa e ti vedono. Ebbe successo, oscurai anche la
conduttrice, continuai. Costanzo si accorse subito del personaggio, col fiuto
che ha, e mi chiamò dopo una settimana. Io però dissi di no, non volevo andare a una trasmissione sui travestiti come proponeva
lui, volevo parlare d’altro. Poi mi richiamò a una puntata sui prodotti agricoli...»
• è finita, con una lunga intervista, sulle pagine del prestigiosissimo New York
Times: «Naturalmente nel mondo dello spettacolo sono pieni di travestiti e di drag
queen, da molto prima che io mi sognassi di cominciare. Bellissime,
celebratissime. Ma appartengono a un altro universo. Che a una come me sia
possibile parlare di politica, commentare i giornali, interloquire con politici
come Giovanardi e la Mussolini da Costanzo... be’ questo per loro è inconcepibile. I tipi strani come me vanno in televisione, magari hanno un
momento di successo, ma poi spariscono. Invece io reggo da un bel po’»
• «Francamente le sue opinioni lasciano molto a desiderare: sembra l’incarnazione della “Signora mia” di Arbasino, una zia inacidita dal troppo buon senso, una pacifica samaritana
che arrossisce solo se non la si coglie in peccato. La sua opinione contrasta
con il travestimento» (Aldo Grasso) • «Credo di non avere mai parlato della mia omosessualità con mia madre. Non c’è stato nessun episodio che io possa ricordare come un momento di chiarimento in
casa, nessun outing. Mia madre non ha mai sentito il bisogno di spiegazioni, al
massimo mi buttava lì ogni tanto qualche frase della serie: “Prima o poi devi trovare la donna che va bene a me”, parole così, ma innocue. Con mia sorella, invece, quando ha capito che ero perso, che non
ero recuperabile, è stato brutto, anzi orrendo. Aveva paura del mio comportamento sociale e terrore
che la gente del quartiere parlasse»
• «L’Arcigay mi faceva senso, perché un’associazione che tratta finocchi e cacciatori allo stesso modo mi suona strana» (da un’intervista di Sergio Trombetta) • Nel 2006 ha annunciato per l’ennesima volta l’addio al travestimento: «Mi sono stancata del personaggio e dopo 10 anni di presenze televisive credo
anche che bisogna avere pietà del pubblico senza continuare a rompere le scatole».