Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
PLACIDO
Beniamino Rionero in Vulture (Potenza) 1 febbraio 1929. Giornalista. Critico letterario.
Critico tv (della Repubblica) • «Cuore azionista, esordi pannunziani al Mondo: è un antico frequentatore di Montecitorio dove iniziò a lavorare al servizio informatico. Intellocrate di lungo corso, si diletta di
critica televisiva: ha diretto il Salone del libro di Torino, ha duettato in
video con Montanelli su Raitre, allevato un paio di generazioni nella sua
università prandiale del ristorante Piperno, nel cuore del ghetto di Roma» (Pietrangelo Buttafuoco) • «Agli studenti che aspirano a fare una tesi di laurea sulle cronache televisive
di Achille Campanile si fa loro studiare, preventivamente, Gli asparagi e l’immortalità dell’anima (Rizzoli) o il Manuale di conversazione (idem), e solo se dimostrano una certa consonanza di spirito si procede nel
lavoro; così quei volenterosi (ce ne sono, ce ne sono già molti) che vogliono cimentarsi con le critiche di Placido devono prima
confrontarsi con La televisione col cagnolino (il Mulino)» (Aldo Grasso) • «Una volta io non conoscevo Beniamino, conoscevo il suo modo di scrivere. Forse
il nome, forse la scrittura: mi dava l’idea di un folletto culturale, capace di muovere le parole in allegria, legarle
con dei nastri suoi, alzare il tutto quasi per gioco come in un cartone e poi
farlo precipitare in una direzione che non ti aspetti, veloce come l’imprevedibilità, mentre il resto scivola sovente sulla pista usurata dei luoghi comuni. Anche
per questa ragione troppo spesso trascurata nel giornalismo - la scrittura, sì, la scrittura - credo di essermi perso pochissimi articoli suoi. Leggevo per il
piacere di leggere, intanto, perché la bella scrittura e la buona lettura vanno sempre insieme. E poi cercavo di
capire l’impianto giornalistico del pezzo, com’era assemblato, con quali strumenti, con quale progetto in testa. Ecco qui:
impianto, assemblaggio, strumento e progetto. Perché un articolo di Beniamino, l’ho capito allora, non è mai soltanto un articolo, ma è una costruzione» (Ezio Mauro).