Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
PISTORIO
Pasquale Agira (Enna) 6 gennaio 1936. Manager. Vicepresidente di Confindustria. Ex
amministratore delegato e oggi presidente onorario della St Microelectronics • «A Catania è stato l’artefice di un miracolo economico senza precedenti: non solo per l’eccellenza raggiunta dall’impianto della St, ma anche per le ricadute sul territorio che è diventato una delle aree di attrazione per i capitali esteri» (La Stampa) • «Non sono un economista, però posso vantare una buona esperienza manageriale e garantisco che nel Sud si
possono fare utili importanti, con attività avanzate: si possono fare meglio persino che in altre aree del Paese. Perché nel Mezzogiorno c’è un materiale umano di grandissima qualità; ci sono università eccellenti; si trovano ingegneri, chimici, informatici, matematici, dottori in
Economia, biologi con una preparazione che non ha nulla da invidiare a quella
dei loro colleghi europei e americani: risorse umane che, una volta assunte,
sono più stabili perché le offerte di lavoro sono meno numerose che altrove in Italia. Per di più costano meno che in altre zone»
• «La grande sfida di Pistorio inizia nell’80 quando lascia la carica di direttore generale della Motorola per tornare in
Italia. La Sgs Ates era un carrozzone decotto che negli anni migliori perdeva
una cifra pari al 20% del fatturato e nei peggiori il 50%. Pistorio non solo
ristrutturerà la società battendo l’assenteismo e lanciando nuovi prodotti ma porrà le basi per una crescita lunga un quarto di secolo trainata dal “virus” dell’innovazione continua. Le tappe che hanno trasformato un’impresa in crisi da 100 milioni di dollari di fatturato in un colosso da 8,7
miliardi di dollari di ricavi sono molte. Ricordiamo la fusione con il campione
francese dei semiconduttori Thomson avvenuta nell’87. E quindi lo sbarco in Borsa a Wall Street e a Parigi nel 94 (l’approdo in Piazza Affari avvenne nel 98)» (la Repubblica)
• «Conosce benissimo la Motorola. Ci ha lavorato negli States per diciassette anni
prima di tornare, nell’80, in Italia. è lì che si è fatto le ossa managerialmente parlando. Poi ha preso la vecchia Sgs, un’azienda dell’Iri destinata inevitabilmente a chiudere, e l’ha portata a diventare il terzo produttore mondiale di semiconduttori, inferiore
per fatturato solo agli yankee della Intel e ai giapponesi della Toshiba. L’azienda di Agrate Brianza ha cambiato pelle più volte, nell’87 si è fusa con la Thomson Semiconductors (pubblica) e oggi è una multinazionale italo-francese di cui il Tesoro italiano, tramite la
Finmeccanica, detiene un 18% che ne fa l’azionista di maggioranza relativa. Pistorio ha avuto carta bianca e ha ripagato
gli azionisti con una politica delle alleanze lungimirante e integrando
pienamente l’azienda nel mercato globale. Amatissimo dai progressisti, Pistorio è rispettato anche dal centro-destra. Ha iniziato anche lui facendo il venditore.
è considerato un lavoro-dipendente, ma non per questo ha perso il suo aspetto
pacioso. Va fiero della sua pancetta, non ama i grandi sarti, porta il
telefonino alla cintola e, da siciliano doc, stravede per la pasta alla Norma. è sposato con una pittrice, Elisabetta Zanatta» (Dario Di Vico)
• «Alla Stm ogni anno vengono inventati e messi in pratica, in media, 300 piccoli
interventi che si traducono in altrettanti miglioramenti di efficienza. Nel
2004 ci sono costati 35 milioni di dollari. E ci hanno fatto risparmiare 102
milioni sulla bolletta energetica, 17 su quella dell’acqua e 54 milioni sugli acquisti di prodotti chimici. Nello stabilimento di
Agrate spendevamo un sacco di soldi per far andare i condizionatori installati
nell’area dei forni. Poi abbiamo messo un impianto che per cento giorni all’anno è capace di assolvere alla stessa funzione sfruttando l’aria fredda all’esterno dell’edificio, facendoci così risparmiare un milione di kilowattora. L’investimento, pari a 600 mila dollari, s’è ripagato nell’arco di un anno e due mesi. Ancora: nei nostri uffici di Palermo abbiamo fatto
installare un sistema di controllo intelligente dell’illuminazione. Dopo 17 mesi eravamo completamente rientrati dalla spesa
sostenuta, pari a 77 mila dollari. Nel solo 2004 l’insieme di questi interventi ci ha fatto risparmiare l’energia sufficiente a una città di 400 mila abitanti» (da un’intervista di Stefano Livadiotti).