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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

PIRELLI

Leopoldo Velate (Varese) 27 agosto 1925. Industriale. Dal 65 al 99 a capo del gruppo fondato dal nonno, Giovanni Battista
(27 dicembre 1848-20 ottobre 1932), ampliato e proiettato nei cinque continenti
da papà Alberto (28 aprile 1882-19 ottobre 1971) e da zio Pietro, infine ereditato da
lui • «Uno dei capitani d’impresa che hanno accompagnato lo sviluppo del Paese fino a farlo diventare una
delle maggiori potenze industriali mondiali. L’anima di quella borghesia imprenditoriale e liberale, erede di una grande
tradizione industriale, cominciata dal nonno Giovanni Battista nel 1872, presa
in mano nel 65 e mai completamente lasciata» (Corriere della Sera) • «Un umile inizio dalla gavetta, qua e là negli stabilimenti e negli uffici del gruppo: la famosa scrivania davanti a
quella del padre, per guardare (per lo più in silenzio) e per imparare; poi, nel 59, l’infarto del padre, la necessità da un giorno all’altro di cambiare scrivania, di presiedere la prima assemblea degli azionisti;
infine, a partire dal 65, ufficialmente la direzione del gruppo» (Piero Ottone) • «I miei genitori erano due personalità profondamente diverse l’una dall’altra, anche se legatissime fra di loro. Il papà era uomo aperto a tutto, pieno di comprensione di fronte a chiunque. La mamma
era una piccola tiranna, non ammetteva visioni e soluzioni diverse dalla sua...
Io, ultimo arrivato fra i figli, fui trattato anche troppo bene. Ricevetti una
preparazione, diciamo così, dal basso, cominciando a lavorare in posizioni modeste, come contabile, come
capo reparto in fabbrica, e dall’alto, quando andai a sedermi davanti a papà, nella stanza della presidenza. Quale strada sia migliore per allevare un
delfino, non lo so. Si dovrebbe giudicare dal risultato. Fu buono o cattivo,
nel mio caso? Dal punto di vista dell’impegno non mi faccio alcun rimprovero. Magari fu anche eccessivo. Io non sono
uomo di fantasia, vedo i problemi uno a uno, magari al capo di un’azienda sarebbe utile in certi momenti, allontanandosi di qualche passo, una
visione d’insieme»
• «È anche il padre del “Rapporto Pirelli”, messo a punto con il contributo del Centro Einaudi e della Fondazione Agnelli.
Con il Rapporto Pirelli, nel 70 la Confindustria seppellisce il passato. Prende
atto del cambiamento del Paese, inaugura il disgelo con i sindacati dopo i
decenni di muro contro muro, dialoga con le forze politiche da posizioni di
crescente distacco, affronta i temi strutturali dell’economia. Al suo interno, da una struttura autoritaria, di tipo corporativo,
passa a una rappresentanza molto più recettiva delle influenze della base; dà un forte ruolo istituzionale ai giovani, repressi nel resto del Paese dopo il
68» (Diario).