Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

PIPERNO

Alessandro Roma 25 marzo 1972. Scrittore. Francesista. Secondo figlio di una coppia mista (padre ebreo, madre cattolica).
Grande successo nel 2005 col libro Con le peggiori intenzioni (Mondadori). «Con le peggiori intenzioni di Alessandro Piperno è uno dei più brillanti esordi della nostra letteratura recente. Scrittori come Doninelli,
Affinati, Mari, Trevi e Silvia Ballestra sono maturati con il tempo. Esordi
clamorosi come quelli di Tondelli, De Carlo, Busi, Veronesi, Scarpa e Nove non
erano altrettanto suggestivi. Al romanzo di Piperno, nella categoria dell’esordio, si può accostare L’ultimo capodanno dell’umanità di Niccolò Ammaniti, che non era un vero esordio e la cui asciuttezza somigliava a uno
script per il cinema. La ricezione di questo libro non è sorprendente. Con le peggiori intenzioni si segnala per due ragioni. Perché è cattivante, perché si fa leggere, perché non ci casca dalle mani, come accade alla maggior parte della narrativa
contemporanea. Attraente, dunque, per un fatto stilistico. O due volte
attraente se si pensa che questo stile appare mutuato con abilità o da postmoderno, o da falsario. I critici che hanno buttato lì i nomi di Proust o di Tolstoj, non so che cosa avessero in testa. In questo,
Piperno è del tutto normale, come buoni e meno buoni scrittori italiani del passato, da
Vittorini a Bassani a Camon, nei quali l’impronta di Gertrude Stein o di Henry James o di García Márquez è flagrante, in lui lo è quella di due scrittori che il pubblico ama in modo speciale: Philip Roth e
Mordecai Richler» (Franco Cordelli)
• «C’è da restare a bocca aperta nel constatare quale illustre repertorio di Grandi
sia stato scomodato per parlare del romanzo di Alessandro Piperno. Annunciato
da Giuseppe Genna sul suo sito www.miserabili.com quando ancora il romanzo era
in bozze con un titolo provvisorio (Il paradiso finisce): “Un rifiuto delle stimmate del sapere”, “Una sinfonia del tragico in epoca laica”, “Una storia della contemplazione delle umane cose”. Il 9 febbraio 2005 il libro non è ancora distribuito e sul Giornale esce la recensione di Pier Mario Fasanotti.
Che esordisce con un vistoso sospiro di sollievo: “Forse ci siamo”, per dire che finalmente sembra apparire all’orizzonte un romanziere capace di oscurare “quei soliti italiani” minimalisti e piagnoni, con un romanzo “stilisticamente molto elegante”. Il boom arriva il giorno dopo sul magazine del Corriere, con Antonio D’Orrico, secondo il quale
Con le peggiori intenzioni è senza dubbio “il romanzo scandalo dell’anno 2005 e seguenti”, “il romanzo che farà discutere e stregherà gli italiani nei prossimi mesi e probabilmente anche nei prossimi anni”. Otto e mezzo di Giuliano Ferrara ospita l’autore e lo stesso D’Orrico farà il resto. Con aggiunta del Foglio che in un’intera pagina di Marina Valensise saluta il romanzo come una “comédie humaine” del nostro tempo, il romanzo borghese che ci mancava. “Un bell’apologo politicamente molto scorretto sui tempi che corrono e i nostri miti di
latta”: nel solco, si direbbe, della Versione di Barney che fu acclamato dallo stesso Foglio come un capolavoro proprio in virtù del suo essere, appunto, “politicamente scorretto”. Bene. Anzi benissimo. Anzi superbenissimo. Perché per il caso letterario più clamoroso del nuovo millennio, non c’è schieramento politico che tenga. Così, sull’altro fronte, quello di sinistra, arriva il peana del Diario. Con Pietro Cheli,
che esorta subito il lettore: “Marcatevi il nome, marcatevi il titolo. Un libro da non perdere”, con una prima parte “strepitosa”. “Strepitoso” e basta è l’aggettivo che utilizza Gad Lerner parlando del romanzo di Piperno nella sua
rubrica su Vanity Fair. A un certo punto però fanno capolino anche i disfattisti. Sarà, come teme Luca Sofri nel suo blog (dove per altro segnala alcuni dei molti “svarioni” dovuti a un editing poco accurato), che Piperno è “malvisto da chi mal sopporta le cose di cui si parla troppo o di cui si parla
troppo bene”?» (Paolo Di Stefano)
• Tifoso della Lazio: «Scontrarci con la Roma mi provoca un contorcimento di stomaco che gestisco
meglio se vedo la partita in tv, seduto in poltrona» • «Quando mi chiudo in biblioteca a studiare mi sembra di fare la cosa giusta,
mentre se scrivo un romanzo ho la sensazione di perdere tempo».