Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
PIOVANI
Nicola Roma 26 maggio 1946. Compositore. Vincitore del premio Oscar nel 98 per La vita è bella. David di Donatello per Ginger e Fred (Fellini, 86), Caro diario (Moretti, 94), La stanza del figlio (Moretti, 2001). «Faceva l’organista da matrimonio. Schubert e Mendelssohn. Ma anche improvvisazioni
originali, con il parroco atteggiato a Zubin Metha per segnalare i passaggi
liturgici più delicati. “è in chiesa che ho imparato la musica funzionale. In fondo non era molto diverso
dal cinema: anche allora dovevo alternare alla melodia commossa dei momenti più intensi il chiasso della gioia e della esaltazione. Poi passavo in sacrestia a
ritirare le cinquemila: mi servivano per comprare dischi e partiture. E per
studiare”. Primi anni Sessanta, quartiere Prati. Piccola e media borghesia romana, in un
paese cattolico ancora legato a rituali di vita contadina. La chiesa del
Rosario palcoscenico dei grandi eventi quotidiani. “Io ero nato subito dopo la guerra, al Trionfale. Mio padre Alberico era un
piccolo commerciante che viveva di espedienti: non ci faceva mancare niente -
come si usava dire - ma di lusso non c’era traccia. Aveva passione per la musica: suonava la cornetta nella banda di
Corchiano, un paesino del viterbese vicino a Civita Castellana. Ed era anche
dilettante autodidatta di mandolino. Un giorno comparve a casa nostra uno
strano tipo con la fisarmonica. Arrivava con il suo Guzzetto, e dava lezione ai
miei due fratelli maggiori. Io ero il più piccolo, un po’ viziato. A tre anni puntai i piedi: ottenni la mia fisarmonichetta. Quel
capriccio segnò probabilmente il mio destino. I miei fratelli presto si stancarono, io
continuai”. Il resto lo fece nonno Nino, baritono in gioventù con il pallino per l’opera. “A cinque anni mi regalò il pianoforte, dandomi i soldi per le lezioni private. Così avrei potuto sostenere, da privatista, gli esami al Conservatorio”. Famiglia a vocazione artistica, quella dei Piovani: un clan che sembra uscito
da una commedia di Eduardo. Una parte importante, in questa storia, l’ebbe anche zia Pina, sorella di Alberico. “Recitava nel varietà, monologo melodrammatico: Pina Piovani, un nome abbastanza conosciuto al
cinema. Era stata la moglie di Totò in
Guardie e ladri e la mamma della Lollobrigida ne La Romana”» (Simonetta Fiori) • «Fu Elsa Morante, conosciuta grazie a Carlo Cecchi, a liberarmi dal complesso
della musica colta. Fu lei, con la sua autorità, a farmi capire che scrivere un valzer per fisarmonica ha la stessa dignità che fare musica da camera. Un altro incontro fondamentale è stato con Fellini, maestro nel trasmettere la libertà giocosa del comporre. Pochi come lui sono capaci di liberarti una sorta di
leggerezza d’animo, tirandoti fuori il meglio. Un pomeriggio passammo alcune ore intorno a
una questione che a ripensarci oggi sembra pazzesca. Nell’
Intervista una scena finiva con una trivialità: Vattela a pia’ n’ der culo. A risentirla Fellini ebbe qualche perplessità, e mi fece allungare la musica sopra l’insulto. Riascoltammo: era troppo, la musica nascondeva completamente la
parolaccia, alterando il senso della scena. Ci riprovammo, la musica sospesa
tra cu e lo. E poi ancora, un po’ più in qua, un po’ più in là. Passarono le ore. Esausto, alla fine mi guardò: “Ma se ora arrivasse l’ambulanza Neurodeliri e ci caricassero, non avrebbero tutti i torti, no?”» • Prima dell’Oscar, per molti americani era soltanto un nome de plume. Nicola Piovani,
pseudonimo di Ennio Morricone: sta scritto in molte enciclopedie Usa (l’equivoco era nato da un’intervista di Morricone a un giornale arabo) • è tifoso della Roma.