Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
PIERANGELINI
Fulvio Roma 1953. Chef. Del Gambero rosso di San Vincenzo (Livorno) • «Il Cellini della cucina contemporanea, il più artista fra i cuochi italiani. Pierangelini si prende così com’è, tutto intero, imporzionabile, il genio assieme alla sregolatezza, comprese le
urla in cucina. Ama le lodi e non le domande, è forse l’unico grande cuoco che non ha mai ingombrato le librerie con un volume di
ricette, Dio gliene renda merito. Leggendo la bella agiografia che Raffaella
Prandi gli ha dedicato (Fulvio Pierangelini, il grande solista della cucina italiana, Gambero Rosso Editore) veniamo a conoscere un mucchio di dettagli rivelatori,
gli studi di filosofia, l’autodidattica, l’interesse per lo scrittore norvegese Knut Hamsun. Ma neanche una riga su come
fare la passatina, tanto semplice in apparenza e tanto difficile da replicare a
casa. Leggenda vuole che qualcuno, di là in cucina, passi la giornata a sbucciare ceci. La verità non la sapremo mai, Pierangelini è un autarchico, non ha una vera brigata di cucina, si fa aiutare (il meno
possibile) da pochissime persone del posto, non si avvale di quei giovani
professionisti vagabondi che appena cambiano posto di lavoro vanno a spifferare
i segreti del datore precedente» (Camillo Langone)
• Grande rivale di Vissani: «I cronisti li hanno ribattezzati Coppi e Bartali. Al posto della bicicletta e
della borraccia, pentole di rame e fruste. Ma lui, al paragone, non ci sta. “Io non inseguo nessuno, e tanto meno Vissani e soprattutto non partecipo a gare”» (Emanuela Minucci) • «Vissani ha scelto un’altra vita, sempre sotto i riflettori. Poi ha pure accettato, e non per colpa
sua, il ruolo di chef-macchietta. E dire che in via Teulada, sede storica della
Rai, c’ero nato io».