Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

PIAGGI

Anna Milano 1930. Giornalista. Prima redattore capo di Arianna, poi direttore (mitico
direttore) di Vanity Fair e, dal 1988, di Vogue Italia («le famose doppie pagine, oasi di tendenze e cultura piaggesca») • Natalia Aspesi, che è sua cugina (figlie di due sorelle «presto vedove, che sognavano per lei un posto da telefonista e per me di maestra»), ne ricorda «la divisa perbenista cercamarito della nostra giovinezza, casta gonna di tweed e
scoraggiante doppio golfino, ragazza inquieta e ansiosa di un altro allora
improbabile destino» • Sulla scrivania di Anna Piaggi, «allagata di carte e souvenir, una vecchia, gloriosa lettera 22 rossa, accanto a
una bottiglia di champagne». «In questa casa affacciata su un immenso cinguettante giardino privato vive sola,
dopo la morte nel 96 del marito e compagno di esplorazioni culturali, il
fotografo Alfa Castaldi» • Nel 2006 il Victoria and Albert Museum le ha dedicato una mostra. Aspesi: «Saranno in tanti a chiedersi chi sia mai questa signora cui un grande museo
straniero dedica tanta devota attenzione, esponendo come fossero delle antiche
cineserie o dei reperti di civiltà scomparse, tra più di 200 pezzi, un suo paio di guanti verdi Missoni o un disegno di Lagerfeld che
la ritrae per le strade di Roma (si immagina il fermento) con una giacca visite di Worth del 1882, pantaloni da motociclista-postina della Seconda guerra
mondiale e bastoncino di ebano, ma anche una cappa rosa di Simonetta Fabiani
del 1954, o lei in parrucca da Maria Antonietta, una pezza sull’occhio alla corsara, un lungo abito nero con bolero indescrivibile e guantini
optical […] Venerata all’estero, ovviamente tra i cultori della moda, pure in Italia ha un’eccentrica moltitudine di appassionati. Ogni suo apparire è un evento, una festa, una ragione di privilegio; ci si aspetta sempre, infatti,
una sorprendente, nuova messa in scena, quella di una diva che interpretando un
suo criptico copione di sovrapposizioni e sedimentazioni vestimentarie, regala
scene madri, puzzle rompicapo, melodrammi di massima emozione. Certo, tra chi
non è del ramo, la sua immagine, sempre creativa e sempre innaturale, quasi eversiva,
può suscitare scompiglio, apprensione, allarme: portinai che corrono in strada per
vederla, macchine che frenano all’improvviso, passanti impietriti dallo stupore, bambini felici di precipitare in
una fiaba sconosciuta. “Reazioni che non mi turbano, sono inevitabili. Ma questo è il mio modo di essere, e ne sono perfettamente felice” dice Piaggi […] Nelle sue strabilianti fashion-performance, nulla è lasciato al caso, e non si riesce a immaginare se per un evento imprevisto,
mettiamo, toccando ferro, un incendio, dovesse correre fuori casa all’improvviso senza il tempo di studiare un’uscita solenne adatta al momento: a parte il fatto che di sicuro, nell’archivio piaggesco, Moreno le scoverebbe un vecchio casco rosso da pompiere, una
sciarpa di Vionnet bruciata, un paio di stivali recuperati dal terremoto di
Messina e, forse, un indispensabile diadema dai cascami di qualche set
cinematografico […] Essendo ogni sua apparizione una sceneggiatura attentamente studiata, ne
esiste la testimonianza scritta: una serie di quaderni con in copertina la
bandiera inglese, diari bizzarri che qualunque museo della moda pagherebbe a
caro prezzo. Data, luogo, evento, persone presenti, e per esempio, aprendone
uno a caso, per un’uscita del 18 gennaio 2004, ecco l’artistico assemblaggio: blouson rosso Dior, t-shirt Gucci, foulard nero,
gioielli scaligeri Swaroski anni Cinquanta, cappello di metallo argentato,
sciarpa con bandiera americana, stola Dior, guanti Vuitton, pantalone Prada,
calzini USArmy...»
• Sulla sua scrittura: «Esempio irraggiungibile, nello stile, di cultura memoria ed enciclopedismo: ma
soprattutto di ermetismo. Poiché i suoi lavori sono rompicapo, thriller, gialli alla Ruth Rendell» (Quirino Conti).