Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
PEZZALI
Max Pavia 14 novembre 1967. Cantante. Prima degli 883 (la sigla della
Harley-Davidson più accessibile) e poi solista. Comincia la carriera nel 91, quando con l’amico Mauro Repetto crea il duo degli 883. Nel 92 esce il disco Hanno ucciso l’uomo ragno (oltre 600 mila copie), nel 93 Sei un mito, l’album Nord Sud Ovest Est vende un milione e trecentomila copie. Repetto si trasferisce a Los Angeles.
Comincia la corsa solitaria di Pezzali. Nel 2001 da un sondaggio Abacus Max
Pezzali e il marchio 883 risultano i più conosciuti e seguiti dai giovani tra i 14 e i 24 anni, prima di Madonna e
Fiorello. Dal 2004 il marchio 883 è definitivamente sostituito dal nome Max Pezzali. Nel 2005 il doppio cd Tuttomax • «Sotto il nome di 883 sono nate canzoni diventate molto popolari, spesso veri e
propri tormentoni amati dai fan quanto mal sopportati dai critici: Hanno ucciso l’uomo ragno, Sei un mito, Quello che capita hanno scalato le classifiche grazie alla forza della loro semplicità. Bastava ascoltarle una volta e si mandavano a memoria» (Carlo Moretti) • «Le sue canzoni sono semplici, scritte bene, parlano di cose vere, odorano di
periferia e di riscatto, profumano di gioco e hanno l’ambizione di scommettere sempre sul futuro. Sono canzoni che fanno sentire
importante chi le ascolta» (Pierluigi Diaco) • «A raccontare come ha cominciato a fare musica non ci si crede. Con un suo amico
e compagno di banco, l’extrabiondo Mauro Repetto, e grazie alle mance natalizie derivanti dalla
distribuzione dei fiori per le feste, si erano comprati le prime tastiere e la
batteria elettronica della Roland. Max fanatico per la voce calda dei Wall of
Voodoo di Stan Ridgeway, Repetto più mercantile, Duran Duran e dance nera. Agli inizi, seconda metà degli anni Ottanta, i due erano inseparabili. E senza sapere niente di musica,
si erano subito messi a fare canzoni, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non come i loro coetanei, che di solito tentano l’avanguardia, l’house, l’acid, la techno, la jungle, tutta roba inascoltabile: “Macché: primo, facevamo musica per imparare a usare tastiere e computer; secondo, a me
è sempre piaciuto fare canzoni, fatte e finite, perché nel mio genoma dev’esserci ben piantata la melodia italiana. Mi piace Vasco Rossi, Eugenio Finardi
per cui ho fatto quasi una malattia al tempo dei movimentismi e dei primi
centri sociali, il De Gregori di
Rimmel, il Battisti ermetico che faceva sperimentazioni con anni di anticipo sugli
altri. E così dopo un paio di rap piuttosto artefatti ho messo giù Come mai, una canzone maledettamente romantica”. Già: quella che a distanza di anni sarebbe risultata un successo delirante con le
ragazzine che si fanno venire le lacrime agli occhi non appena Max attacca: “Le notti non finiscono all’alba sulla via...”» (Edmondo Berselli) • Figlio unico del fioraio Sergio e di Alba Scanavini: «Viene dalla classe contadina che si fece operaia, è la classica mamma che ti cresce con i valori della campagna, del mondo del
rischio calcolato. Molto calcolo e poco rischio: il posto fisso o il commercio
dalle pareti sicure» (da un’intervista di Stefania Ulivi) • «Nel pop non esiste il pentitismo e non ci si può dimenticare di ciò che si è fatto in passato per abbracciare solo il futuro».