Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
PETRINI
Carlo Bra (Cuneo) 22 giugno 1949. Fondatore di Slow Food. «Partendo dalla cultura del cibo, ha messo in piedi, dall’84 a oggi, non solo un’associazione internazionale come Slow Food, in prima linea nella difesa delle
colture in via d’estinzione e delle biodiversità; non solo la prima università al mondo di Scienze dell’alimentazione, a Pollenzo (di fianco a Bra, naturalmente); ma anche una rete
mondiale di contadini che non ha eguali, probabilmente, nella storia» (Michele Serra)
• «Ogni articolo che parla del movimento Slow Food ne associa l’invenzione, il moto ispiratore decisivo, alla reazione per l’apertura di un McDonald’s in piazza di Spagna a Roma nell’86. Ora la cosa fa parte della biografia ufficiale del movimento, ma anche se la
mobilitazione popolare a quel fast food fece la sua buona parte, in realtà la genesi fu molto più complessa. Da anni infatti esisteva già Arcigola, la lega enogastronomia dell’Arci, e da ancor più tempo c’era un gruppo di amici sparsi in tutta Italia, con la passione del buon vino e
del buon cibo tradizionale, che si riuniva periodicamente in festosi incontri
conviviali per approfondire la conoscenza della gastronomia. Quel gruppo è ancora oggi in gran parte la dirigenza delle associazioni Slow Food Italia e
Slow Food Internazionale. Gli amici frequentavano intellettuali, si riunivano
con artisti di vario tipo, bazzicavano con entusiasmo l’umanità paesana e contadina dei propri luoghi d’origine. Il cuore di tutto fu la Langa e la sua cultura rurale: un modo
antitetico di intendere la vita negli anni del rampantismo e dello yuppismo. Il
motore, invece, fu una lunga riflessione intorno alla lentezza, allo slow più che al food. Quel gruppo di persone proveniva dalle esperienze più disparate, ma aveva in comune la voglia di rallentare, di non farsi travolgere
dagli imperativi che in quegli anni (e oggi non più secondo voi?) portavano a “confondere la frenesia con l’efficienza”. Godevano nel mangiare e nel bere insieme, ma godevano altrettanto nello
studiare e nel salvare pezzetti di cultura materiale, nel praticare un piacere
responsabile come vero e proprio antidoto per le tante storture che la modernità ci aveva portato con sé. Slow Food in quegli anni fu una trincea: si voleva rivalutare non soltanto il
cibo, ma anche il tango, l’ombrello, i canti corali e i racconti dei contadini. Come cura»
• «Terra Madre (incontro della comunità mondiale del cibo: nel 2006 sono arrivate a Torino seimila persone - ndr) nasce dai Premi Slow Food: venivano contadini da ogni parte del mondo,
parlavano lingue diverse ma dopo mezz’ora, magari a gesti, cominciavano a comunicare, mettevano a confronto le loro
culture materiali, erano felici. All’inizio erano un centinaio, i loro nomi e le loro storie, assolutamente
straordinarie, erano segnalati da una giuria di ottocento giornalisti sparsi
nei vari continenti. Al Premio venivano anche loro, gli ottocento giornalisti,
tutti grandi amici, per carità. Però mi sono chiesto se invece di invitare ottocento giornalisti e cento contadini
non fosse il caso di invertire le proporzioni»
• «Io sono figlio di un’ortolana cattolica e di un ferroviere comunista, la terra e il viaggio
evidentemente ce l’ho nel sangue» • «La mia levatrice si chiamava Gola, madama Gola, e dunque, in fondo, non ho fatto
altro che dare retta al destino».