Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
PELÙ Piero Firenze 10 febbraio 1962. Cantante. Ex leader dei Litfiba (Ghigo Renzulli alla chitarra, Antonio Aiazzi alle tastiere, Gianni Maroccolo e poi Roberto Terzani alla chitarra basso, “Ringo de Palma” De Benedictis e poi Franco Caforio alla batteria), con i quali ha pubblicato tra l’altro Desaparecido (85), 17 Re (86), Litfiba 3 (88), Pirata (89), El Diablo (90), Terremoto (93), Spirito (94), Mondi sommersi (97)
PELÙ Piero Firenze 10 febbraio 1962. Cantante. Ex leader dei Litfiba (Ghigo Renzulli alla chitarra, Antonio Aiazzi alle tastiere, Gianni Maroccolo e poi Roberto Terzani alla chitarra basso, “Ringo de Palma” De Benedictis e poi Franco Caforio alla batteria), con i quali ha pubblicato tra l’altro Desaparecido (85), 17 Re (86), Litfiba 3 (88), Pirata (89), El Diablo (90), Terremoto (93), Spirito (94), Mondi sommersi (97). Nel 2006 ha pubblicato l’album In faccia • «Io mi sento ancora uno sradicato in generale, non so nemmeno da dove viene il mio cognome, dico che è di origine sarda e ne sono fiero ma non so se è così» • «Le doti del cantante rock le ha tutte: la comunicativa, la passione, l’originalità e, soprattutto, una presenza scenica che nessun altro ha fino ad oggi eguagliato. Piero Pelù incarna alla perfezione il ruolo, lo ha fatto straordinariamente con i Litfiba, lo fa ancora oggi, da solista. Crescendo, con il tempo, ha abbandonato parte del suo estroverso modo di essere, è maturato, è cambiato, ha capito come amministrare meglio le proprie forze e la propria intelligenza. Ha sofferto, molto, la separazione dei Litfiba, ha ondeggiato, cercando una propria strada e una propria dimensione, nel bel mezzo di un passaggio epocale, per non restare “il miglior cantante rock italiano del secolo scorso” . Ed oggi, dopo alti e bassi, ha trovato nuovamente la “retta via”, con una nuova band e un rinnovato amore per il rock» (Ernesto Assante) • «Il mio primo disco solista, Né buoni né cattivi, era figlio di un trauma per me fortissimo, quello della fine dei Litfiba, una sorta di cataclisma. Mi muovevo tra macerie e non trovavo pace. U.D.S. raccontava una crisi amorosa, familiare, anche questa durissima. Per un lungo tempo, insomma, il mondo attorno a me era in costante movimento ed era difficile trovare nuovi punti di riferimento una volta che i vecchi non c’erano più. Con Soggetti smarriti invece mi sembra di aver ripreso il discorso lì dove lo avevo interrotto» • «Negli ultimi tempi con i Litfiba non era vita, era sopravvivenza» • «Ho vissuto sempre con frenesia e voracità non facendomi mancare mai niente ma da qualche tempo ho scoperto, e mi dispiace per Celentano, che anche la lentezza è rock» (da un’intervista di Luca Dondoni) • è tifosissimo della Fiorentina: «Il mio babbo è di Massa e, come buona parte dei massesi, è juventino. La squadra locale lì ha persino la maglia bianconera. Ma io avevo sette anni nel 69, quando la Fiorentina vinse l’ultimo scudetto. Impossibile non innamorarsi di quella squadra» (da un’intervista di Luca Castelli).