Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
PAGLIA
Vincenzo Boville Ernica (Frosinone) 21 aprile 1945. Vescovo. Di Terni • Ordinato sacerdote nel 70. Laureato in Teologia all’Università Lateranense di Urbino, pubblicista e storico, collabora a varie riviste e
quotidiani. Parroco della basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma,
assistente ecclesiastico della comunità di Sant’Egidio • «Sono nato da famiglia contadina. Cinque figli. Arrivai a Roma che avevo dieci
anni. Ho fatto tutto l’itinerario del seminario avendo come compagno don Andrea Santoro, il prete che
hanno ucciso in Turchia (ucciso con un colpo di pistola alla schiena nella sua chiesa di Trabzon il 5
febbraio 2006 da un giovane di sedici anni, nel clima di fanatismo determinato dalla pubblicazione su un giornale danese di
vignette su Maometto o forse perché combatteva la prostituzione locale - ndr). Ero affascinato dalla figura di Papa Giovanni XXIII. Ero un giovane liceale:
mi toccò il cuore. “Dite ai vostri bambini: questa carezza ve la manda il Papa”… Io stavo in piazza San Pietro quella sera. Ricordo ancora il brivido nella
schiena» • «Assistente spirituale della Comunità di Sant’Egidio, amico di molti potenti, una persona timida. Un uomo di dialogo che ha
sposato in pieno la missione di conciliare gli opposti: ebrei e musulmani,
Milosevic e la Albright, Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro. “Sono un prete romano”, ama definirsi e non ha mai perso del tutto una leggera inflessione ciociara. Dà del tu a tutti perché, spiega in un libro, il cristiano è colui che dà del tu a Dio. Entrato a dieci anni in seminario, uno zio monsignore e
assistente degli uomini di Azione Cattolica, laureato in Filosofia, Teologia e
Pedagogia, appena ordinato prete don Vincenzo rinuncia alla carriera
diplomatica e viene destinato come viceparroco alla chiesa di Casalpalocco.
Siamo all’inizio degli anni Settanta: Paglia incontra un gruppo di ragazzi capelloni che
hanno come modello le prime comunità cristiane e Francesco d’Assisi. Imbevuti di cultura sessantottina e di radicalismo cristiano. Di giorno
vanno a fare scuola ai baraccati del Cinodromo sotto il ponte Marconi e di sera
si riuniscono per pregare insieme. Il gruppo ruota intorno ad alcuni licei del
centro, il Virgilio, il Mamiani, e alla figura del leader, un giovane
universitario, Andrea Riccardi. Per don Paglia è l’incontro decisivo. Nel 73 i ragazzi si stabiliscono in un ex convento di suore
carmelitane nel cuore di Trastevere. Lo stesso anno Paglia chiede al cardinale
Ugo Poletti di potersi dedicare alla loro assistenza spirituale. Nasce la
Comunità di Sant’Egidio. Un’altra data importante è il 79. A pochi passi da piazza Navona un gruppo di teppisti dà fuoco a un giovane somalo, Alì Jama. La Comunità organizza una veglia di preghiera presso Santa Maria in Vallicella, a due passi
dal rogo, il giorno in cui Papa Wojtyla, eletto da pochi mesi, visita la
chiesa. Don Paglia invita il Papa a fermarsi per salutare i partecipanti, all’ultimo momento l’incontro salta per motivi di sicurezza. Mentre il gruppo si sta sciogliendo
nella delusione generale, qualcuno chiama don Paglia. “Il Papa vuole vedervi in sacrestia”, gli dicono. “Il Papa ci chiese: ‘Siete della Comunità di Sant’Egidio?’”, racconta il monsignore. “E noi: ‘Sì, Padre Santo’. E lui: ‘Voi avete voluto insegnare al Papa come si fa a essere vescovo di Roma’. Passa qualche secondo di stupore e di gelo, poi il Papa continua: ‘E avete fatto bene!’”» (Marco Damilano)
• «Quando è diventato parroco di Santa Maria, nell’81, la “chiesa era un deserto” (parole sue; ma se n’era accorto anche Giovanni Paolo II, durante una visita) nel degrado della
Trastevere di quegli anni. Lui, uomo d’azione e di relazioni, un prete fra i pochi che ancora celebrano dal pulpito,
secondo la liturgia tradizionale, l’ha trasformata nel cuore del quartiere. E non solo. Riscoprendo la tradizione
dell’oratorio della domenica, per discutere di dottrina, teologia e di politica» (Donatella Marino)
• «Io mi chiedo spesso: dove saremmo se Dio non ci fosse?».