Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
PACINI BATTAGLIA
Pierfrancesco Bientina (Pisa) 1934. Banchiere • «È stato al centro dei più famosi processi di Mani pulite, protagonista con Sergio Cusani, tra gli
imputati, e Antonio Di Pietro, che era dalla parte dell’accusa. Quei processi, andati a rilento, spesso si sono chiusi con prescrizioni
ma anche con assoluzioni. Il banchiere di Bientina viene arrestato nel febbraio
93. Il 10 marzo arriva dalla Svizzera, si costituisce e confessa di aver
gestito con la sua banca Karfinco circa 500 miliardi di lire di fondi neri Eni.
Non fa un giorno di carcere e viene rilasciato. È la svolta più importante di Tangentopoli. Emergono tangenti miliardarie ai partiti e nei
Paesi del petrolio. Nel 96 Pacini torna di nuovo sulla scena. Stavolta a
travolgerlo È l’inchiesta della Procura di La Spezia e del Gico di Firenze che lo accusano di
aver corrotto Lorenzo Necci, amministratore delle Ferrovie. Si fa due mesi di
carcere. È l’indagine famosa per la parola intercettata “sbancato”, che faceva immaginare pagamenti ad Antonio Di Pietro, simbolo di Mani Pulite,
poi corretta dallo stesso Pacini con uno “sbiancato” dal significato diametralmente opposto. L’indagine si chiuderà a Brescia con proscioglimenti. Se fino ad allora Pacini era riuscito a evitare
foto e telecamere, ora si fa avanti e, con la spavalderia gigionesca del
toscano verace, affronta i processi sulla Tav e sullo scalo ferroviario
Fiorenza di Milano. Fino all’ultimo in Cassazione» (Corriere della Sera).