Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
OTTONE
Piero (Pier Leone Mignagnego) Genova 3 agosto 1924. Giornalista. Ex direttore del
Corriere della Sera (72-77) • «Cronista del fiocco e della randa, di mille veleggiate e qualche naufragio.
Mancato ministro del Turismo, in quanto irreperibile per mare, nel governo
Fanfani 86, sponsor De Mita. È approdato, ai giornali di De Benedetti, Repubblica e l’Espresso, dopo un breve passaggio alla Mondadori e soprattutto dopo i fasti
della direzione del Corriere della Sera negli anni di piombo, quando cacciò Indro Montanelli, reclutò come editorialista Pier Paolo Pasolini e col suo sinistrismo demagogico mandò in deliquio la borghesia progressista» (Pietrangelo Buttafuoco)
• «Effettivamente ho portato qualcosa di nuovo nella direzione di un grande
giornale italiano... Prima, anche il Corriere della Sera, come tutti i
giornali, aveva diversi metri e diverse misure per giudicare i fatti. C’era una disputa sindacale? Il Corriere senza dubbio privilegiava le notizie di
fonte confindustriale e minimizzava - se non ignorava addirittura - le notizie
di fonte sindacale. I partiti, la Dc innanzitutto e poi i repubblicani, i
socialdemocratici, i liberali erano trattati da partiti per bene: i comunisti
erano tenuti nell’angolo e ciò che da loro partiva era sempre presentato col contagocce o in maniera distorta.
Ciò che io ho introdotto al Corriere È stato semplicemente questo concetto: trattiamo tutti alla stessa maniera. E
pertanto: davamo uguale rilievo alla Confindustria e alla Cgil. E se avevamo
una nostra opinione allora lo dicevamo, appunto, come opinione e non come
fatto. Questo ha funzionato, per me, anche con i comunisti. Io non sono mai
stato comunista, come cittadino non ho mai sperato che i comunisti arrivassero
al potere in Italia, sono stato in Russia abbastanza per sapere quanto male può fare un regime comunista, quanta miseria può diffondere. Però quando davamo le notizie avevamo lo stesso rispetto o la stessa attenzione per
il Pci che per gli altri. Questa equanimità, o questa giustizia cronistica, stupì moltissimo i nostri lettori tradizionali, i quali pensarono “allora questo È comunista”» (da un’intervista di Stefano Jesurum).