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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

OSTELLINO

Piero Venezia 9 ottobre 1935. Giornalista. Editorialista del Corriere della Sera, che
ha diretto dall’84 all’87. È stato corrispondente da Mosca (73-78) e da Pechino (79-80). Laureato in Scienze
politiche all’Università di Torino nel 60 con Norberto Bobbio e Alessandro Passerin d’Entreves, È stato direttore dell’Istituto di studi politici internazionali (Ispi) e membro del comitato
scientifico dell’Università della Carolina del Nord. Autore di numerosi saggi di carattere storico e
politico
• «Le idee chiare, i giudizi netti, la puntigliosità nell’argomentare, gli occhialini da professore e la barba curata... insomma. Il
sospetto È che ci sia nell’aria un po’ di presunzione. Ma se c’È un uomo che dice di non avere in tasca la Verità con la V maiuscola, quest’uomo È Piero Ostellino: semmai, il suo motto potrebbe essere: dubito ergo sum. Dai
vizi della sinistra italiana a quelli della destra, dalla guerra alla pace, ai
mass media, passando per la globalizzazione, giustizia e giustizialismo,
terrorismo, retorica pacifista, speculazioni del “turbocapitalismo”. Per ogni interrogativo ha una spiegazione, che spesso pone altri
interrogativi, che hanno a loro volta bisogno di altre risposte... e il cerchio
non si chiude mai» (Stefano Jesurum)
• «Se vivessi la professione come missione, risponderei che mi ha dato più delusioni che soddisfazioni [...] Assecondare il lettore porta a essere sempre à la page, ma anche al linguaggio politicamente corretto, che io condanno. È la ragione per la quale non ero d’accordo col mio amico Indro Montanelli, che per me rimane il più grande talento del giornalismo italiano: lui diceva che il bravo giornalista
non È indietro ma nemmeno davanti di 5 minuti rispetto al lettore... Così si finisce per essere un giornalista per tutte le stagioni»
• Tifosissimo della Juventus: «Avevo 6 anni, abitavo a Venezia e vidi per la prima volta la Juve di Rava,
Sentimenti IV, Parola... Diventai subito bianconero. Penso che nascere
juventino È un dono di Dio, perché si nasce appassionati di una squadra vincente, come un regalo del Signore È nascere belli o intelligenti. Siamo la frustrazione degli altri tifosi, forse È per questo che siamo tanto odiati» (nel 2003).