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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

ORLANDO

Silvio Napoli 6 giugno 1957. Attore. «Non mi sento un bravo attore. Molti attori italiani della mia generazione,
Castellitto, Bentivoglio, Rubini, sono più bravi di me. Io cerco di essere qualcosa: a volte mi riesce di più, a volte di meno. Provo un’emozione quando riesco a essere qualcosa» • Tra i suoi film: Palombella Rossa (Moretti, 89), Il portaborse (Luchetti, 90), Un’altra vita (Mazzacurati, 92), Sud (Salvatores, 93), La scuola (Luchetti, 95), Ferie d’agosto (Virzì, 96), I magi randagi (Citti, 96), La mia gene­razione (Labate, 96), Aprile (Moretti, 98, David di Donatello miglior attore non protagonista), Fuori dal mondo (Piccioni, 99), Preferisco il rumore del mare (Calopresti, 2000, Nastro d’argento protagonista), La stanza del figlio (Moretti, 2001), Il Caimano (Moretti, 2006, David di Donatello miglior attore protagonista) • «È uno degli attori italiani più versatili e commoventi. I suoi personaggi, sempre in bilico fra mediocrità e eroismo, hanno attraversato gli ultimi anni di cinema italiano: dall’insegnante idealista della Scuola, a quello cinico del Portaborse, dal giornalista di sinistra di Ferie d’agosto, allo strozzino dal cuore tenero di Luce dei miei occhi» (Federica Lamberti Zanardi) • «Come John Wayne aveva la faccia e l’incedere del cowboy, così Silvio Orlando ha la faccia e il portamento di uno che, se glielo chiedi ma
anche se non glielo chiedi, un fax a Repubblica, alla Rai, all’amministratore del condominio… glielo manda. Un prototipo del popolo dei fax. Ai registi italiani non È sfuggita questa vocazione, e lui ha inanellato una sfilza di magistrali
interpretazioni dell’impiegato statale povero ma onesto, capace di riabilitare per sempre l’Italia di Alberto Sordi. Film che verranno ricordati come il catechismo di
quello che fu l’Ulivo e che, in proporzione a questo compito, hanno divertito i loro spettatori.
Si rammentano due sue performance:
Matilda, un film che non ha visto nessuno, e le sit-com per Mediaset, di cui
probabilmente si vergogna» (Pietrangelo Buttafuoco) • «Ai tempi, quando lavoravo per la Fininvest, c’era una stima nei miei riguardi molto forte. Parrà strano, ma lavoravo a Matrioska, un programma molto particolare che fu censurato. Berlusconi, che allora era
tutto concentrato sul Milan, se ne dovette occupare molto. Ricordo che fece una
riunione con le guardie del corpo, doveva capire cosa salvare e cosa no, un
piccolo sondaggio, e io fui tra i personaggi salvati, grazie al suo fiuto. E a
quello delle guardie del corpo» (da un’intervista di Enrico Arosio) • «Noi attori siamo sempre degli impostori. Viviamo vite non nostre e facciamo
credere di essere ciò che interpretiamo. Ricordo di quella volta che dopo il successo della Scuola mi chiamarono ad un convegno della Treccani per parlare di istruzione: c’erano pure il ministro Berlinguer e Rita Levi Montalcini. Mi vergognavo come un
ladro» • All’inizio degli anni Novanta ha ottenuto numerosi riconoscimenti in teatro in
coppia con Angela Finocchiaro. Ha curato come regista due farse di Peppino De
Filippo • Il ruolo che ricorda più volentieri? «Beh, il professore del Portaborse: forse perché È stata la prima volta che ho fatto un ruolo importante. È come la prima volta che fai l’amore, lo ricordi come un fatto clamoroso. E poi È un film che mi ha portato fortuna, un successo incredibile. Ma È il perso­naggio di Fuori dal mondo quello che mi ha veramente sorpreso. Quando giravamo non pensavo che, una volta
finito, il film sarebbe stato così bello. Piccioni era un bravo regista ma non aveva ancora fatto il grande salto» • «Io sono pronto a tutto, diciamo. Io cerco di interpretare film che siano scritti
bene. Non voglio dimostrare niente».