Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
OCCHETTO
Achille Torino 3 marzo 1936. Politico. Eurodeputato. «Nel giro di poche ore sono passato dal tutto al niente. Per descrivere la mia
vicenda uso l’immagine di un altoforno che va a pieno regime e poi — improvvisamente — viene spento» • Membro del Comitato centrale del Pci dal X Congresso (60), nel 76 è stato eletto per la prima volta al Parlamento. Dal 79 membro della segreteria
nazionale, il 21 luglio 88 è diventato segretario, profittando di una malattia di Natta e facendo conto sull’appoggio di D’Alema. Era la vigilia dei grandi movimenti che dovevano portare alla fine del
comunismo in Urss, al crollo dei regimi filosovietici dell’Europa orientale (Ceausescu eccetera), alla caduta del muro di Berlino (dal 13
giugno 1990). Nell’89, durante una celebrazione di partigiani alla Bolognina, ha lanciato la “Svolta” conclusasi (in un bagno di lacrime del segretario) con la chiusura del Pci. Il
3 febbraio 91, a Rimini, ha fondato il Partito democratico della sinistra. Si è dimesso nel 94 dopo la sconfitta alle Europee (era sopravvissuto a quella delle
Politiche, che aveva aperto la strada al primo governo Berlusconi)
• «L’uomo che inventò la Quercia ma nella Quercia di Massimo D’Alema e Piero Fassino non si riconosce da un pezzo» (Paolo Franchi) • «Per i più giovani, è quello che ha chiuso il Partito comunista italiano. Anche la Quercia, inteso
come simbolo, è opera sua. Ha pure inventato lo staff, una segreteria personale di amici fidati
a cui dare in appalto il partito. è stato il primo segretario a sbaciucchiarsi in pubblico (bacio tra lui e la sua terza moglie Aureliana Alberici, foto di Elisabetta
Catalano pubblicata con grande scandalo dal Venerdì di Repubblica alla fine dell’89 — ndr); il primo a dimettersi dopo una batosta elettorale; l’unico ad essere giudicato matterello, “sì un po’ pazzo”, nelle furibonde polemiche seguite alla sua estromissione da Botteghe oscure» (Antonello Caporale) • «Abbiamo buttato a mare il comunismo ideale, quel grumo di passioni, di speranza
in una società più giusta e libera e invece si è conservato il peggio del socialismo reale: la custodia dell’ortodossia, la gestione del potere, la scomunica. Io non avevo nemici
dichiarati. Sotterraneamente si insinuava che ormai ero un po’ fuori di testa... Non mi potevo neanche difen­dere. Come fai?» • «Massimo D’Alema raccontò di lui che “a furia di svolte e svoltine nel nostro partito non si capisce più un cazzo”. “Se penso a chi mi succedette”, si vendicò più tardi Occhetto, “passerò alla storia come uno che ha tenuto la barra dritta”» (Francesco Verderami) • «Calvino, Cesare Pavese che mi correggeva i compiti. Casa mia era la sede della
sinistra cristiana. L’ambiente era quello dell’Einaudi, un mito, la sinistra moderna, nuova, non solo comunista. Quando feci la
svolta della Bolognina pensavo proprio a quei tempi, quando a casa mia
arrivavano i partigiani cattolici, quelli comunisti, quelli socialisti e quelli
del Partito d’azione. Stavano insieme. Liceo classico a Milano, dove ci eravamo trasferiti.
Studi disordinati e discontinui. Meglio l’università, Filosofia alla Statale. Politica attiva? Nella Fgci. Diventai uno dei leader
nazionali degli universitari italiani. Feci l’alleanza con i radi­cali per impedire a Craxi di diventare presidente dell’Unuri»
• «Le mie imitazioni erano famosissime. Alla fine del dodicesimo congresso, quando
fu eletto Berlinguer, andammo tutti in trattoria, Berlinguer mi chiese di fare
le imitazioni di tutti. Ridevano come pazzi. “E la mia non la fai?”, mi chiese. Io gli risposi: “Aspetta, sei appena stato eletto”. Ma non sono mai riuscito a farla. Era difficile. Sembrava l’imitazione di un sardo qualsiasi. Mi chiamò perfino Noschese una volta per chiedermi consiglio. Niente. Né io né lui siamo mai riusciti a fare l’imitazione di Berlinguer»
• «Io mi dichiaravo convinto togliattiano. Togliattiano di sinistra. Ma
politicamente mi sentivo vicino ad Ingrao. Non ho mai capito perché Ingrao non abbia aiutato la svolta sia pure da sinistra» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti) • Nel 2004 s’è presentato alle europee insieme con Di Pietro (Lista Italia dei Valori-Società civile), ma l’esperimento non è andato bene: il 2,1 per cento dei voti e seggi solo per i due capilista.
Occhetto rinunciò per Giulietto Chiesa e rientrò quando Di Pietro dovette lasciare il Parlamento europeo per fare il ministro
nel Prodi II • Adesso è Coordinatore nazionale del “Cantiere per il bene comune”, un altro soggetto a sinistra dei Ds, con Giulietto Chiesa, Elio Veltri,
Antonello Falomi e Diego Novelli.