Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

NOVE Aldo (Antonio Centanin) Varese 12 luglio 1967. Scrittore. Il suo primo libro è Woobinda (Castelvecchi) del 96

NOVE Aldo (Antonio Centanin) Varese 12 luglio 1967. Scrittore. Il suo primo libro è Woobinda (Castelvecchi) del 96. L’ultimo (Einaudi, 2006) Mi chiamo Roberta, ho quarant’anni, e... guadagno 250 euro al mese («antologia di interviste a lavoratori flessibili senza prospettive di nessun futuro») • «L’incipit del suo primo libro di narrativa fece scalpore: “Ho ammazzato i miei genitori perché usavano un bagno schiuma assurdo, Pure & Vegetal”. Era il 96, il libro si chiamava Woobinda (editore Castelvecchi), l’autore si firmava Aldo Nove, uno pseudonimo preso dal messaggio che preparò l’insurrezione di Milano nel 45 ( “Aldo dice 26x1”, Nove è la somma di 2, 6 e 1). Prima di allora aveva pubblicato delle poesie firmandosi Antonello Satta Centanin, riunendo i cognomi della madre e del padre. Il vero nome, comunque, è Antonio Centanin. Laureato in Filosofia, poeta e traduttore di poesia, scrittore, sempre nel 96 Nove pubblicava un racconto in Gioventù cannibale, l’antologia Einaudi Stile Libero che creò un movimento destinato a riempire le pagine culturali dei giornali. Due anni dopo, con SuperWoobinda, Nove si trovò proprio sul Corriere al centro di una rovente discussione che, seppure nella diversa logica degli schieramenti, sanciva la fine della stagione dei Cannibali» (Ranieri Polese) • “Mi fece uno strano effetto quella polemica, avevo l’impressione che la maggior parte dei critici non avesse letto i miei libri. Che io fossi solo un pretesto” ricorda Nove. “Quanto ai Cannibali, dico che furono una cosa bellissima, la letteratura che si sposava con l’attualità, io, Scarpa, Ammaniti, Isabella Santacroce eravamo come dei compagni di viaggio e scrivevamo le cose che ci stavano succedendo. Dopo non c’è stato niente di simile, non c’è più stata una tendenza comune, siamo tornati indietro” • «Sono nato a Varese, ma i miei stavano a Viggiù e lì non c’era l’ospedale. Mio padre, Mario Centanin, era di origini venete; mia madre, Gianna Satta, veniva dalla Sardegna. Lui faceva il ragioniere all’Aermacchi di Varese, lei l’infermiera in Svizzera. Dopo sposati avevano aperto un’edicola a Viggiù: un’edicola di paese, un po’ libreria, profumeria, emporio di giocattoli. Io stavo a casa con la nonna paterna, veneta, che chiamava mia madre “la terona”. Non volevo andare all’asilo perché ero timidissimo, provavo disgusto per gli altri bambini che, siccome ero un biondino con gli occhi azzurri, mi dicevano che ero una femmina. A casa guardavo la tv e cominciavo a leggere. Verne e Salgari: a otto anni avevo già letto 50 libri».