Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
NEFFA (Giovanni Pellino) Scafati (Salerno) 7 ottobre 1967. Cantante. Nel 2006 ha pubblicato l’album Alla fine della notte
NEFFA (Giovanni Pellino) Scafati (Salerno) 7 ottobre 1967. Cantante. Nel 2006 ha pubblicato l’album Alla fine della notte. «Si diventa cantanti soprattutto per rimorchiare» • «Partito dall’hip hop duro negli anni Novanta è diventato un curioso sex symbol che propone canzoni sempre più sentimentali e ipnotiche a cavallo fra pop e canzone d’autore» (Mario Luzzatto Fegiz) • «Il gioco di specchi e di rimandi musicali è una caratteristica del rap, il “cut up” è tipico della cultura hip hop. Neffa, che in quel mondo è cresciuto artisticamente, da almeno tre album se ne è allontanato con risultati per molti aspetti sorprendenti: ha affondato le braccia nel soul, tra i suoni della Motown (vedi il successo di brani come La mia signorina e Prima di andare via), ha ripreso a guardare al rock e alla fusion come fonti di ispirazione» (Carlo Moretti) • «Dal reggae al soul, dal funky al blues sino al rock o alle tammurriate napoletane, mi piace tutto. All’inizio della carriera ero dentro al rap e lo sanno tutti, ma adesso ho preso una decisione che la gente che sa scrivere chiama “scelta di campo”. Mi piace la musica, tutta, e non vedo perché non la possa interpretare a modo mio» (da un’intervista di Luca Dondoni) • «Alle superiori mi chiamavano Jeff e il soprannome presto si trasformò in Neffa, come il calciatore paraguaiano della Cremonese. Se esordissi oggi userei il mio nome e cognome, ma ormai mi ci sono affezionato» • «Amo la musica più della vita. A 15 anni ho fatto il mio primo concerto: ero con la cover band di mio fratello Gaetano e rifacevamo i successi di Clapton, Lou Reed, Pino Daniele... Lui mi disse che ero stonato e mi mise alla batteria. Dieci anni così, quindi la svolta verso l’hard core scoperto nella Bologna anni Ottanta: con i Negazione abbiamo girato l’Europa e avevamo pubblico anche negli Usa. Poi l’hip hop con gli Isola Posse, i Sangue Misto e nel 96 Neffa e i Messaggeri della Dopa. Ho sempre fatto lavori saltuari ma mi ero posto un limite: fino ai 30 anni ci provo e inseguo il sogno» (da un’intervista di Andrea Laffranchi) • Nel 2004 decimo al Festival di Sanremo: «La vera ragione per andare al festival? Mia madre, che ancora fa fatica a credere che io sia un cantante perché non mi ha mai visto a Sanremo. E allora eccomi qua».