Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MURGIA
Tiberio Oristano 5 febbraio 1929. Attore. Noto soprattutto come il Ferribotte de I soliti ignoti (Monicelli, 58) • «Segaligno con baffetto alla siciliana, l’occhio assente, le ciglia eternamente sollevate in segno di meraviglia. Una
sorta di meraviglia “rassegnata”. Cadenza sarda da oristanese “doc” mascherata con accento siculo, talmente ostentato da far finta di crederci:
perché ha sempre funzionato, eccome. Da quel fatidico pomeriggio del 57 (“Ero a piazza di Spagna a rimorchiare, in quel periodo facevo il lavapiatti al Re
degli amici, una trattoria in via della Croce... ‘Volevamo sapere se era interessato ad un provino’, mi si avvicinò una ragazza... la sera vennero a cercarmi al ristorante. Sapete chi erano quei
signori? Mario Monicelli e la segretaria di edizione Silvana Mangini e gli
sceneggiatori Age e Scarpelli. Io dissi sì al provino per
Le madame, poi il titolo del film venne censurato e divenne I soliti ignoti”) il cinema si è arricchito di un personaggio scolpito, inventato dal nulla ma come se fosse
stato lì da sempre. Potente come una maschera della Commedia dell’Arte: Ferribotte. Nome: Tiberio. Cognome: Murgia. Caratterista, spalla,
comprimario. Attore umile, generoso e davvero bravo. Infanzia poverissima,
quarto di nove figli, ad otto anni garzone di bottega, poi disinfestatore delle
paludi sarde, iscritto al Pci sperando anche di ricavarne qualche vantaggio
(economico), emarginato dal suo paese perché era un “rosso” e cacciato più tardi dal partito per una relazione extraconiugale consumata nella sezione
stessa. Murgia non si fa mancare niente, neanche il lavoro da minatore nel
Belgio, salvo per miracolo dalla tragedia di Marcinelle, infine a Roma aiutato
da una sorella cameriera» (Leonardo Jattarelli)
• «A Marcinelle quella notte Tiberio si era dato malato invece di scendere in
miniera, al piccone aveva preferito il talamo della moglie compiacente di un
suo collega belga. Improvvisamente un’esplosione di gas uccide tutti gli altri minatori che erano scesi, tra cui anche
il marito della signora. Tiberio per una notte d’amore adulterino si salvò la vita» (Gianluca Nicoletti).