Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MUGHINI
Giampiero Catania 16 aprile 1941. Giornalista. Per 18 anni a Panorama e, da ultimo, anche
al Foglio. Scrittore. Tra i suoi ultimi libri: Un secolo d’amore (2000), La mia generazione (2002), Che belle le ragazze di via Margutta (2004), Un disastro chiamato Seconda repubblica (2005) Et la donna creò l’uomo (2006), tutti editi da Mondadori • Star juventina della trasmissione tv Controcampo • Il padre Gino era un fascista di grande influenza, amico del federale della
città. In gioventù ha fondato Giovane critica, importante rivista di dibattito culturale a
sinistra. Trasferitosi a Roma, ha fatto il giornalista a Paese Sera, L’Europeo, infine a Panorama • «Polemista vibrante, per il suo vezzo di tenere sull’elenco telefonico il suo numero privato ogni tanto deve passare le serate a
rispondere agli importuni che lo insultano [...] Porta alle dita anelli
importanti, fosse nell’Ottocento, smughineggiando, avrebbe compilato nei suoi carnet tutti i duelli
possibili» (Pietrangelo Buttafuoco) • «Sono stato molto rapido nel revisionismo. Mi dimisi dal Manifesto già nel marzo 71, ero stato uno dei dodici fondatori. E non mi avevano certo
chiamato al Washington Post. Perdevo le mie 150 mila mensili e entravo in
disoccupazione. Mi presero a Paese Sera. Resistetti 5 anni. Cinque lunghi anni
da anticomunista, in un giornale comunista. Poi andai all’Europeo. Prima c’era Pirani, poi venne Lamberto Sechi. Da lui ho imparato tutto quello che so di
questo mestiere. Nell’87 ho scritto
Compagni, addio, un pamphlet che ora potrei mettere nelle mani di D’Alema, sarebbe d’accordo su tutto. Ma io l’ho scritto troppo presto, e mi sono procurato aggressioni da ogni parte» (da un’intervista di Lidia Ravera) • Sulla Juventus ha scritto un libro (Un sogno chiamato Juventus): «Ama esagerare. Lo fa a parole, lui che ne è un fantasista, così ogni sua esortazione, verbale o avverbiale, si arricchisce di consonanti e
vocali: “Evvvaaai”, “Edddaaai”» (Marco Pastonesi) • Porta occhiali con la montatura colorata (un tempo bianca, come si vede in Ecce bombo di Moretti) e veste, per dir così, assai originale. Aldo Grasso l’ha pizzicato sul Corriere e lui ha risposto molto duramente («Grasso non è solo un mentecatto, ma anche un semianalfabeta») elencando poi gli artisti da cui si serve: giacche del giapponese Yoshij
Yamamoto o della sua ex moglie Rei Kavakubo oppure di Issey Miyake, occhiali «a firma di un tedesco, che per quella montatura ha vinto l’anno scorso un premio prestigioso tra i designer di occhiali», ecc
• Vive a Roma in una casa-collezione dove ha raccolto quello che ama: pezzi
liberty, il design italiano degli anni Cinquanta e Sessanta, le prime edizioni
di letteratura italiana del Novecento, fotografie, tavole originali dei grandi
illustratori italiani del Novecento, quindicimila libri. Nel soggiorno della
casa dove stava prima, aveva una ventina di cassette pornografiche poggiate nel
soggiorno e gli ospiti, che non chiedevano mai di vederle, andandosene, non
parlavano d’altro. Ma che collezioni anche il porno è falso.