Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MUCCINO
Gabriele Roma 20 maggio 1967. Regista. Film: Ecco fatto (98), Come te nessuno mai (99), L’ultimo bacio (2001, David di Donatello miglior regia), Ricordati di me (2003) • È figlio dell’ex dirigente Rai Luigi e della pittrice Antonella Cappuccio (prima costumista),
che ha raccontato: «Da piccolo era innamorato pazzo di Carol André, che aveva fatto la Perla di Labuan in Sandokan. Ritagliò una foto di lei da un giornale, e se la teneva sotto il cuscino. A sette anni e
mezzo lo trovammo che scriveva una sceneggiatura su Sandokan e Marianna. Adesso
dice sempre che vorrebbe tanto scrivere un film di avventura» (da un’intervista di Paola Tavella) • «Ha fatto Lettere con indirizzo Spettacolo. I primi due esami. Poi ha smesso,
perché non riusciva a imparare quello che voleva: raccontare storie, trasformare un’idea in emozione. A fare il primo film ci ha messo anni, e ha fatto di tutto.
Conobbe Pupi Avati e ne ricavò una parte piccola da attore in una sit-com. Poi cominciò a fare cortometraggi e trovò Minoli e Mixer. Poi i filmatini di Ultimo minuto. Poi, di nuovo, il pigmalione Minoli che lo chiama per la sua invenzione Un posto al sole, il primo Beautiful tutto italiano. Poi documentari in Africa, da rivendere in Italia. E poi molte
porte cui bussare per la prima sceneggiatura. “Parenzo mi disse che non gli interessava, a Pescarolo piacque ma non troppo,
Procacci disse di sì: io ero ossessionato dal cinema, avrei rinunciato a un dito senza battere
ciglio”» (Antonella Boralevi) • «Avati mi È stato molto utile perché È stato il primo che ho visto all’opera e ho imparato molto dalla sua delicatezza nel dirigere gli attori. Però poi ho fatto da solo, in modo autarchico» • «Ragazzo prodigio di una cinematografia assopita, da tempo incapace di mettere il
dito nelle piaghe italiane contemporanee, Muccino È esploso con L’ultimo bacio. Si capisce subito che È nato un autore, uno che muove la macchina da presa seguendo il battito cardiaco
dei protagonisti, febbrile, ansiogeno, come i suoi personaggi sempre incapaci
di essere migliori. L’ultimo bacio sbanca i botteghini, mette d’accordo pubblico e critica, vince un fiume di premi, cinque David di Donatello e
il riconoscimento del pubblico al Sundance Film Festival, si piazza nella
graduatoria dei maggiori incassi made in Italy, in America conquista commenti
esaltanti. Nel 2002 Ricordati di me con Fabrizio Bentivoglio, Laura Morante, Monica Bellucci, dipinge un quadro
efficace e desolante della nuova famiglia italiana, svela il talento fresco di
Nicoletta Romanoff nei panni della figlia aspirante velina, conferma le doti di
Silvio Muccino che, all’ombra del fratello maggiore, compie il suo percorso di crescita. Di Gabriele si
parla dovunque, in Italia, ma molto anche in Francia e in America. Qualcuno
resta critico, ma gli spettatori applaudono, specchiandosi con disagio nel
grande schermo» (Fulvia Caprara)
• «Il suo successo È circondato da una gamma di sentimenti che va dalla diffidenza all’ostilità passando per l’antipatia» (Paolo D’Agostini) • «Vieni acclamato quando sei inoffensivo e giovane, e vieni punito poi. Il David
2002 È stato una punizione collegiale. Ho sentito certe “energie” in quella sala, c’era la voglia di farmela pagare. Qualcosa che non dovrebbe far parte del modo di
giudicare di un premio così importante. Ci vorrebbe più serenità, quella che ha il pubblico, più di chi lavora nel settore. È il meccanismo sottile dell’ostilità verso il successo, come avvenne nei confronti di Tornatore o Salvatores. O di
Benigni dopo. È una corrida, pollice su e poi giù, far salire e poi stroncare. A dispetto di chi mi pensa avvilito l’ho presa con un sorriso. L’antipatia nasce dal pensare che io ritenga di saperne più di loro e voglia raccontare la vita da una statura superiore agli altri,
compresi i miei personaggi. Ma È un fraintendimento. Nei miei film non giudico i personaggi. Dico che chi
sbaglia oggi può migliorare domani ma può anche cadere di nuovo. Perché io stesso non so quale rotta seguire. Chi mi vede come uno che distilla e mette
sotto cornice una generazione e una società, si difende da una lettura che non È la mia, io non mi sento mai migliore dei personaggi, metto addosso a loro le
mie peggiori debolezze e vigliaccherie, tutto ciò che di me non amo. Quello che gli altri non amano e non accettano È lo stesso che io odio della mia personalità. Che vedo nei coetanei, spio dalla finestra o nei libri che leggo, sentendomi
parte di una comunità. Ecco perché, al di là di tutto, si crea un’empatia tra pubblico e le mie opere»
• Andrea Scanzi, sulla Stampa (18 ottobre 2005), l’ha messo tra gli intoccabili, quelli di cui non si può mai parlar male (insieme a Benigni, Baricco, Virzì, la Guzzanti ecc) • Entro la fine del 2006 dovrebbe uscire The pursuit of happiness, suo primo film girato a Hollywood (grazie a Will Smith, che ne È l’interprete principale) • «Il cinema italiano fuori dall’Italia non esiste, a parte i pochissimi casi di Tornatore, Salvatores, Benigni,
Troisi... Noi siamo per loro quello che il cinema dell’Est È per noi: periferia dell’impero, anche se, proprio come italiani, siamo accompagnati da un’aura di fascino, che ci deriva anche dalla fama dei nostri De Sica, Fellini,
Leone, Loren, Mastroianni... Credo che Sordi sia sconosciuto e, temo, anche
Gassman» • Ha avuto un figlio dalla violinista Elena Majoni (ex compagna di Piero
Chiambretti). Il suo flirt con Elisabetta Canalis È stato tra i più paparazzati dell’estate 2006 • «Il sentimento più bello che posso provare quando vedo il film di un altro regista È l’invidia».