Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MOSER Francesco Palù di Giovo (Trento) 19 giugno 1951. Ex ciclista. Fratello di Aldo, Diego ed Enzo, tutti ottimi corridori professionisti
MOSER Francesco Palù di Giovo (Trento) 19 giugno 1951. Ex ciclista. Fratello di Aldo, Diego ed Enzo, tutti ottimi corridori professionisti. Da dilettante ha vinto 44 corse, fra le quali il Giro d’Italia 72 e il campionato italiano 1971. Professionista dal 73, ha ottenuto 250 vittorie, tra le quali spiccano: il campionato del Mondo 77 (secondo nel 76 e nel 78), il titolo mondiale di inseguimento su pista (76), il Giro d’Italia 84 (secondo nel 77, 79, 85; terzo nel 78, 86), tre Parigi-Roubaix (78, 79, 80), la Milano-Sanremo (84), tre titoli italiani (75, 79, 81), due Giri di Lombardia (75, 78), la Parigi-Tours 74, la Freccia Vallona 77, la Gand Wewelgen 79. Ha partecipato a una sola edizione del Tour de France, quella del 75: vinse due tappe (compreso il prologo), ottenne due secondi posti e un terzo, in maglia gialla fino alla quinta tappa, concluse al settimo posto in classifica generale. Il 19 gennaio del 84 a Città del Messico stabilì il primato dell’ora (strappandolo a Merckx) con 50,808 km, il 23 gennaio lo portò a 51,151 • «L’immagine di Moser che entra nell’Arena gremita di gente per conquistare il Giro d’Italia è una delle più belle e significative nella storia del ciclismo. è il 10 giugno 84 e per il corridore trentino è l’apice della carriera. In primavera aveva vinto la Milano-Sanremo. A gennaio, in quattro giorni, il 19 e il 23, aveva strapazzato il record dell’ora che apparteneva a Eddy Merckx. Il nuovo limite veniva fissato in 51,151 km, che ora è anche un grande spumante prodotto dalla sua azienda agricola. Soprattutto, anche grazie all’aiuto di una équipe di altissimo livello tecnico-scientifico, con a capo Aldo Sassi ed Enrico Arcelli, aveva stravolto il modo di allenarsi. Queste nuove metodologie lo hanno spinto anche verso quel successo che sembrava irraggiungibile: il Giro d’Italia. “Avevo fatto sedici giorni in maglia rosa. Nel tappone di Arabba Fignon ha vinto la tappa andando veramente forte. Mancavano due giorni all’arrivo. A Treviso era roba per velocisti e vinse Bontempi. Io ho puntato tutto sui 42 km della crono conclusiva. Avevo già vinto due tappe a cronometro, il prologo e la Certosa di Pavia-Milano. Potevo guadagnare 3 secondi al km. Fignon a cronometro non andava. Se tutto fosse filato liscio non avrei avuto problemi a vincere tappa e Giro anche se sapevo che sarebbe stata una battaglia all’ultimo sangue. Ma era da un mese che si combatteva all’ultimo sangue”. Tutto andò per il verso giusto, i suoi calcoli erano giusti. Francesco vinse la tappa a 50,977 di media con 2’24’’ sul francese (3,4 secondi al km) e per 1’03’’ conquistò il 67mo Giro d’Italia. Un aiuto nella cronometro, ma questo del tutto lecito, sicuramente gli derivò dalle ruote lenticolari che proprio lui aveva contribuito a studiare e sviluppare» (Claudio Ghisalberti) • «è stato, il record sull’ora, la vittoria di un uomo, Moser e di una “équipe”, l’Enervit di Paolo Sorbini, forte di un ricercatore, il professor Francesco Conconi, di un altro scienziato, il professor Dal Monte, di un ingegnere-medico, Ferrario, dei medici sportivi professor Tredici ed Enrico Arcelli. L’operazione è costata un miliardo: una cifra che ha avuto un ritorno pubblicitario favoloso. Questo primato non può essere messo in discussione» (Mario Fossati).