Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MORRICONE
Ennio Roma 10 novembre 1928. Compositore. Nomination all’Oscar per I giorni del cielo (Malick, 78). Mission (Joffe, 86), Gli Intoccabili (De Palma, 87), Bugsy (Levinson, 91), Malèna (Tornatore, 2000). Leone d’oro alla carriera a Venezia nel 95. «Il successo di una musica non dipende solo dalla scrittura, ma dalla scelta
degli strumenti. Le prime note della colonna sonora di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto sono eseguite dal mandolino e da un pianoforte volutamente stonato» • Diploma in tromba, composizione e strumentazione per banda all’Accademia di Santa Cecilia, tra i film per cui ha composto la colonna sonora
vanno ricordati anche Il federale (Salce, 61), Per un pugno di dollari, Il buono, il brutto il cattivo, Per qualche dollaro in
più, C’era una volta il west, Giù la testa, C’era una volta in America (64, 66, 67, 68, 71, 84, tutti di Sergio Leone), Uccellacci e uccellini (Pasolini, 66), La battaglia di Algeri (Pontecorvo, 66), Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (Petri, 70), Novecento (Bertolucci, 76), La tragedia di un uomo ridicolo (Bertolucci, 81), Frantic (Polanski, 88), Nuovo cinema paradiso (Tornatore, 88) • «Il compositore italiano più noto all’estero. Le sue colonne sonore sono entrate nella leggenda. I grandi nomi del
rock lo citano e gli rendono omaggi su omaggi. La sua prolificità, poi, è ineguagliabile, anche venticinque film in un anno» (la Repubblica) • «Sui titoli di testa di Un pugno di dollari, c’era la voglia di usare strumenti della vita di un uomo di campagna che vive con
gli alberi e gli animali, quindi il piffero del pecoraio, la campana della
chiesa, la frusta e altri suoni della realtà. Pensavo a un uomo che ha nostalgia della città o viceversa. Per il secondo film Leone voleva lo stesso linguaggio, io ci misi
addirittura un marranzanu (scacciapensieri, ndr), e di nuovo il fischio perché se glielo levavo moriva, al terzo film (Il buono il brutto e il cattivo) il tema nasceva dal verso del coyote. Ma lì era giustificato perché i personaggi erano caricaturali. Leone l’accettava» (da un’intervista di Gino Castaldo) • «Mi sono trovato bene con tutti, con Pontecorvo, con Montaldo, Bolognini, Elio
Petri. Ultimamente, ed è uno di quelli con cui mi sono trovato meglio in assoluto, c’è Tornatore» • «Un regista mi chiese: fai la musica come se fosse Ciaikovsky, e ho detto no. Se
mi convinco della necessità di una citazione ciaikovskiana, lo faccio: sono un collaboratore. Ma se un
regista mi dà un ordine, devo dire di no» • «Sergio Leone era dispettoso, spesso anche velenoso con i suoi colleghi. Nacque
tutto con Per un pugno di dollari: voleva mettere nella scena finale, il duello tra Volonté e Eastwood, il popolare Deguello tratto dal film di Howard Hawks Un dollaro d’onore, con le musiche di Tiomkin. Gli dissi che non avrei più fatto il film: non si può togliere a un compositore la soddisfazione di fare una scena importante. Lui
allora mi chiese una cosa simile al Deguello, cosa che mi guardai bene dal fare. Ripresi invece, a sua insaputa, una ninna
nanna che avevo scritto qualche anno prima per i Drammi Marini di Eugene O’Neill per la tv. La feci sentire a Sergio facendogli credere che l’avevo scritta per l’occasione. Fu entusiasta. Qualche anno dopo glielo rivelai e lui trasformò questa cosa in una regola: mi invitò a fargli sempre ascoltare i temi che altri registi avevano criticato o
scartato. Anche per C’era una volta in America utilizzai il tema d’un film che all’ultimo non avevo più fatto» • «Se il compositore si fa prendere dai suoni di moda, e ne potrei citare tanti di
autori di questo tipo, allora sono già “superati” in partenza. Il compositore che invece scrive la propria musica, questa sì che potrebbe non invecchiare mai. Il rock che va bene oggi, ad esempio, è già vecchio. Un’illusione in cui cadono tanti registi che si rivolgono a compositori dilettanti,
e copioni. Ricordo invece Pasolini, con il quale ho collaborato in tutti i film
e tranne che in
Medea, mi diceva: “Faccia quello che vuole”. Per questo non lo lasciai mai, anche se dopo il Decamerone fui condizionato dalle sceneggiature e le mie furono quasi delle trascrizioni» • «Suono il pianoforte piuttosto male, ma ho sempre pensato che se il regista lo
accetta così, quando lo avrò strumentato, con le suggestioni timbriche e l’orchestrazione gli piacerà ancora di più. Purtroppo con il regista si tratta di intendersi sempre e solo sul discorso
tematico, trascurando quello che c’è attorno alla melodia, che secondo me è molto più importante» • «Mi ricordo l’anno di Mission. Ero lì, tutti dicevano che avrei vinto l’Oscar, e mi ero davvero convinto che sarebbe stato così. Quelle musiche avevano le caratteristiche giuste. Io facevo gli scongiuri, e
poi i fatti mi hanno dato ragione. L’Oscar me lo daranno alla carriera, quando smetterò di scrivere musica. Ma non fa niente. L’Oscar non aggiunge nulla alla mia professione. Faccio parte di un club che conta
personaggi del calibro di Orson Welles e Stanley Kubrick» • «Quando negli anni 60 facevo parte del Gruppo di Improvvisazione Nuova
Consonanza, trovavamo ispirazione anche nei raga indiani o nella musica cinese.
Poi sono arrivati gli altri. Adesso è di moda la New Age, ai musicisti basta un sintetizzatore e vanno avanti per
mezz’ora. I rockettari prendono i miei pezzi e impongono il loro stile, per me
irriconoscibile. Quando John Zorn mi fece ascoltare cosa aveva combinato con la
mia musica ho pensato: bravo, ma le mie composizioni dove sono? Ho solo
ritrovato qualche mio frammento. Nient’altro. Era un suo diritto. Altri le rendono più commestibili, popolari. La vicinanza intellettuale fra me e queste band forse
nasce dalla semplicità armonica dei miei brani, che può essere compresa anche da chi suona in maniera elementare»
• «Il rock non esiste, è solo nella grande abilità degli strumentisti. Se sono straordinari possono fare quello che vogliono.
Anche se rimangono ingabbiati nel ritmo binario, una prigione quadrata in cui
eseguono tutto» • «Ascoltavo Bach, ma ora non più perché c’è una convergenza tra sperimentazioni per il cinema e altre che seguo per le mie
composizioni libere. La musica del cinema non è solo musica sinfonica, è musica del nostro tempo. Il compositore si rivolge a una platea vasta e deve
tenere conto di tutto quello che succede in musica. Bisogna avere le carte in
regola per scrivere una sinfonia, ma se serve una canzone da cantautore io la
scrivo. In Uccellacci e uccellini, Pasolini mi disse: “Vorrei una musica per accompagnare i titoli, cantati da Modugno”, e allora ho scritto una filastrocca» • «Ho paura dell’aereo, è uno dei motivi che non mi fa più lavorare per gli americani. E poi non sono un direttore d’orchestra e, infatti, al massimo dirigo Morricone. Quando salgo sul podio mi
piace, ma il mio mestiere è comporre» • Con Nino Rota (compositore premio Oscar per il Padrino II) «abbiamo legato negli ultimi tempi. Mi sorprese, perché aveva scoperto uno degli esperimenti che facevo. Mi disse: “Ma tu stai facendo una musica puntillistica col sistema tonale”, e quindi l’ho stimato ancora di più e da quel momento siamo diventati amici. La verità è che lui con Fellini ha fatto cose un po’ così, il vero musicista è uscito fuori solo con Casanova, dove Fellini non gli ha potuto dire come faceva sempre: “Fammi l’imitazione di Io cerco la Titina o la marcia dei gladiatori”, che era l’unica o quasi cultura musicale di Fellini» • «Kubrick? Dovevamo lavorare insieme. Mi chiamò per Arancia Meccanica, eravamo già d’accordo. Voleva che io gli facessi l’imitazione della musica che avevo scritto per Indagine su un cittadino di Petri. Poi chiamò Leone e lui disse no, sta missando con me (era Giù la testa). Kubrick per educazione lasciò perdere. Fu correttissimo, pur essendo fissato con la sua idea, quando poi
chiamò Walter Carlos non gli chiese un’imitazione, cambiò completamente strada» • Sua opera preferita: la Tosca di Puccini • Quando compone a chi fa ascoltare in anteprima la sua musica: «A mia moglie. è lei che giudica prima di tutti. Nel passato capitava che spesso i registi mi
fregavano: di tutti i brani che proponevo sceglievano i più brutti. Ora non accade più. C’è mia moglie. Non ha una conoscenza tecnica della musica. Ma giudica come farebbe
il pubblico. è severissima» (da un’intervista di Federica Lamberti Zanardi) • Appassionato di scacchi, ogni tanto gioca contro qualche campione in simultanea
o no • Ha investito tutto quello che ha guadagnato in un grande appartamento vicino all’Ara Coeli, in Roma. Mille metri quadri coperti: ogni mattina fa footing facendo
il giro completo di tutte le stanze.