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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MORATTI

Letizia (Brichetto Arnaboldi) Milano 26 novembre 1949. Manager. Politico. Dal 2006
sindaco di Milano (prima donna della storia) • Il padre Paolo è proprietario di un’importante società di brokeraggio assicurativo, la madre, Paola Guida, si occupa della famiglia.
Ha una sorella minore, Beatrice, che oggi vive in campagna e fa la crocerossina
volontaria. Laurea in Scienze politiche alla Statale di Milano, due giorni dopo
si mette dall’altra parte della cattedra come assistente volontaria di Diritto comunitario.
Comincia anche a lavorare nell’azienda del padre. Nel 73 sposa il petroliere Gianmarco Moratti, già padre di due figli, il cui precedente matrimonio con Lina Sotis è stato annullato dalla Sacra Rota. La nuova coppia avrà due figli, Gilda e Gabriele. Nel 74 avvia una propria attività sempre nel campo del brokeraggio. Prima donna a entrare nel consiglio di
amministrazione della Comit (92), nel 94 è eletta presidente della Rai durante il primo governo Berlusconi e vi resta due
anni. Nello stesso anno acquista il gruppo Nikols. Nel 98 diventa presidente e
amministratore delegato della News Corp Europe, estensione europea del gruppo
guidato da Rupert Murdoch. Nel 2001, chiamata da Silvio Berlusconi al ministero
dell’Istruzione, vara una contestata riforma dell’università e della scuola superiore
• «La nonna paterna era una letterata e quella materna fu sindaco di un paese
lombardo. “Delle mie amiche di gioventù, forse solo Chiara Beria di Argentine scelse di lavorare subito, nel
giornalismo”. Suo padre era un rigoroso broker che aveva fatto la Resistenza, il nonno
materno consigliere del Credito Italiano, dai nonni paterni la piccola Letizia
incontrava Montale e Bacchelli. “Ho ricevuto un’educazione severa, papà rigido e mamma tenera. In tredici anni di scuola elementare e media avrò portato a casa un cinque una volta. Fu una mezza tragedia”. Scuole private e poi, al momento di scegliere l’università, rinuncia all’Orientale di Napoli perché “i miei preferivano che stessi a Milano”, rinuncia ad Architettura perché “c’era il 68” e lei l’eskimo non l’ha mai messo. La scelta finale cade su Scienze politiche. “Mentre ero all’università, per essere indipendente, chiesi di lavorare nell’azienda di papà. La cosa fu accettata, ma poiché non rientrava nei piani di mio padre che mi impegnassi in una professione, il
lavoro dovevo rubarlo. Imparavo guardando. Nel frattempo, studiavo, viaggiavo.
A 21 anni mi sono laureata. Era venerdì”. Il lunedì già prendeva posto dietro la cattedra, assistente universitaria del professor
Pocar. A 25 anni, e chiedendo un prestito alla Comit, decise di mettersi in
proprio fondando la Gpa, società di brokeraggio. Certo, il prestito le fu concesso perché dava almeno tre cognomi in garanzia» (Maria Latella)
• «Sono stata educata al rigore e al sacrificio per raggiungere i miei scopi. Mio
padre era severissimo. L’ultimo ceffone me lo diede che avevo ventun anni. Era la notte di
Italia-Germania 4 a 3. Il centro era bloccato dai festeggiamenti, così io mi fermai fino a tardi a casa dei miei futuri suoceri. Davo per scontato che
mio padre condividesse quell’euforia. Invece si preoccupò e reagì male. Comunque di lì a poco ero sposata»
• «Debutta al vertice della Rai nel luglio del 94, sull’onda del trionfo elettorale di Forza Italia. “Con il suo arrivo” ricorda un consigliere della precedente epoca dei Professori, “l’azienda ha ripreso a dipendere decisamente dal sistema politico”. Quando al governo va il centrosinistra lei rientra nell’attività privata, nelle assicurazioni, sua vecchia passione come imprenditrice, e nella
tv, quale numero uno di Stream del gruppo Murdoch. Nel 2001 Berlusconi la
richiama in servizio come ministro dell’Istruzione, da tecnico. Non deve organizzare una campagna elettorale, ma gestire
un’area delicata. è molto contestata, passa attraverso sette scioperi di settore, migliaia di
occupazioni nelle scuole, i ricercatori in piazza. Vuole cambiare scuola e
università, ma suo figlio Gabriele studia all’estero» (Enrico Arosio)
• Intervistata sull’Espresso da Stefania Rossini ha detto che Massimo D’Alema le chiese di scegliere tra due ministeri di primo piano. Rifiutò perché «non sono sicura di ritrovarmi in molti valori della sinistra. Non nell’uguaglianza, che appiattisce su uno stesso livello individui con bagagli
diversi. Non nella concezione della famiglia, ma soprattutto, non sono d’accordo con l’idea che la persona trovi il suo completamento nella società invece che nella propria individualità»
• «Per conquistare il Comune Moratti aveva lasciato perdere il suo guardaroba
storico e managerial-altolocato: tailleurs, tailleurs pantaloni, tailleurs
grigi, tailleurs panna, tailleurs blu, tailleurs con revers pizzuti oppure
secchi, sempre accompagnati da quelle che gli anglosassoni chiamano “sensibile shoes”, scarpe sobrie-ed-eleganti e mai arrischiate. Invece, girava e si faceva
fotografare vestita in stile Bree Van de Kamp, la perfezionista, la più curata tra le Casalinghe Disperate della serie tv: con abitini rosa confetto più da tennis che da adunata con Berlusconi, twin sets sul pesca, camicette
colorate di seta lucida (per votare) e a fiori (per andare in tv), pashmine nei
colori della terra, orecchinoni di corallo perfino un po’ etnici, ma non troppo. Un po’ meno manager, un po’ più sciura moderna» (Maria Laura Rodotà)
• «Al corteo milanese che doveva ricordare il giorno della Liberazione, il
candidato sindaco Letizia Moratti ha portato il padre, Paolo Brichetto
Arnaboldi, 85 anni, medaglia d’argento e medaglia di bronzo al valor militare,
che venne deportato a Dachau. Padre e figlia hanno sfilato insieme, la figlia
spingendo la carrozzella del padre. Questa immagine, che avrebbe dovuto essere
commovente ed era comunque gentile, non ha trattenuto la folla dal gridare
insulti alla Moratti in quanto ministro della Pubblica Istruzione e colpevole,
secondo i suoi oppositori, di tutti i mali della scuola italiana. Le sono state
tirate addosso delle monetine e, stando alla cronaca del Corriere della Sera, è mancato poco che si venisse alle mani, dato che un folto gruppo di contestatori
ha sostenuto che il padre era venuto al corteo per far prendere alla figlia “due voti in più”. Intanto una cinquantina di autonomi del Coordinamento di lotta per la
Palestina aveva calpestato e poi bruciato una bandiera israeliana, fatto che ha
provocato la protesta ufficiale dello Stato di Israele. Il deputato di
Rifondazione Francesco Caruso, che non era a Milano, ha tuttavia trovato il
modo di elogiare i contestatori della Moratti (“i fischi sono democratici”)» (Giorgio Dell’Arti)
• «Le hanno detto che è “palluta”, che è “una con gli attributi”, e Bossi perfino “preferisce noi perché ce l’abbiamo duro”» (Fabrizio Ravelli) • «Il mio è un grande amore. Ho conosciuto Gianmarco che avevo 18 anni e da allora ci
sentiamo come la stessa persona. Per me è quasi difficile parlare di lui come se fossimo due individui distinti. Noi
discutiamo, non litighiamo. Normalmente la sera stiamo insieme a chiacchierare
e Gianmarco dice: “Hai sbagliato in questo... prova a considerare quest’altro aspetto...”. Io faccio la stessa cosa con lui. è una specie di mutuo soccorso» • «La mia famiglia sono mio marito e i miei figli. Gianmarco vede suo fratello
Massimo tutti i giorni, per il resto ci incontriamo poco: a Natale a casa
nostra, qualche volta in campagna. I rapporti però sono ottimi; anche perché non parliamo di politica. I figli miei e di Milly poi sono più che cugini, si adorano».