Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MORANDO
Enrico Arquata Scrivia (Alessandria) 30 settembre 1950. Politico. Senatore. Ds. Nel
2001 fu il terzo candidato alla carica di segretario insieme a Piero Fassino e
Giovanni Berlinguer • «“Un uomo preparatissimo. Sa tutto. Eppure i giornali lo ignorano”. Questo disse Giulio Andreotti. Questo riportò La Stampa il giorno dopo. La mattina dell’uscita di Andreotti, Morando era in una casa dell’entroterra ligure. Era la mattina presto e non aveva ancora letto i giornali. Lo
chiamò sul cellulare un compagno e lo avvisò. Da quel momento la sua vita fu un comizio telefonico. Lo intercettarono tutti
i quotidiani del Paese, tutti volevano un’intervista, naturalmente in esclusiva. Nessuno ci riuscì, era un’interminabile catena. Tutti erano sempre secondi, terzi e via dicendo. Bel tipo
questo Morando. Visto che pochi lo conoscono, tanto vale raccontarlo. È un uomo di sinistra come s’immagina dovrebbe essere un uomo di sinistra. Come soprattutto se lo immaginano
le donne: niente figo, poco macho, molto vir. Morando È un po’ tarchiato come gli attori del neorealismo italiano degli anni d’oro. Ha un bel faccione simpatico che porta senza nessuna ganasseria. Non si dà arie. È iscritto al partito dal 72, si sente più che altro un funzionario senatore» (Lina Sotis)
• «Che fosse un po’ pazzo lo dissero pure in pieno Comitato centrale del Pci. Correva l’86 e si preparava il congresso di Firenze l’anno dopo. Pudicamente, il partito decise di presentarsi all’imminente appuntamento come “parte integrante della sinistra europea”. Furono presentati due emendamenti: uno di Armando Cossutta, che voleva
cancellare quella definizione sulla sinistra europea e riconsacrarla nel campo
dell’ortodossia comunista, e uno appunto di Morando che chiedeva, castamente, di “stabilire rapporti di tipo organizzativo con i partiti dell’Internazionale socialista”. Non l’adesione, che lì dentro molti avrebbero rischiato un mancamento, ma insomma… “E comunque — concluse Pajetta per quietare i compagni più sospetti — non c’È nessun pazzo, tra di noi, che chiede di aderire all’Internazionale socialista”. L’emendamento Cossutta fu bocciato, Pajetta tornò soddisfatto al suo posto. A quel punto, Tortorella diede lettura dell’emendamento Morando. E appena lo sentì, Pajetta scattò in piedi: “Scusate, compagni, mi correggo: il pazzo tra di noi c’È”» (Il Foglio).