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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MONTESANO

Enrico Roma 7 giugno 1945. Attore • Inizi nei night club, poi il Puff con Lando Fiorini, il Bagaglino, la radio con
Maurizio Costanzo, nel 69 è arrivato in tv con Che domenica amici, seguito negli anni Settanta da Senza rete, Un disco per l’estate, Canzonissima, Dove sta Zazà, Quantunque io. Allontanatosi per un po’ dal piccolo schermo, nell’88 ha presentato Fantastico 9, quindi ha interpretato la fiction Pazza famiglia, nel 97 Fantastico Enrico, flop d’ascolti abbandonato dopo poche settimane. Tra i numerosi film va citato almeno Febbre da cavallo (76). è stato consigliere comunale del Pds a Roma (93-95) ed eurodeputato 94-96. Fece
molto scalpore quando nel 2001 disse al Tempo che appoggiava a candidato
sindaco di Roma il forzista Tajani invece di Veltroni («ma era una provocazione») • «Mio nonno faceva il musicista e il direttore d’orchestra. Non si parlava che di principesse della ciarda, di vedove allegre, di
paesi dei campanelli» • «Ho incontrato buoni maestri: il vecchio comico dell’avanspettacolo Del Vago caduto in disgrazia, che mi insegnava i tempi teatrali,
il direttore del night club che mi suggeriva di dire meno parole possibili.
Intrattenevo il pubblico tra uno spogliarello e l’altro. Raccontavo storielle, barzellette, dicevo stupidaggini. E pian piano mi
inventavo il personaggio del bulletto romano che litigava con la lingua
italiana. Andondovicisi. Mettendocisivi. Facevo in modo che i clienti
bevessero. Come facevano le entraÎneuse. Grotte del piccione, Rupe Tarpea, Fascination, Stork club» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti)
• «è che io, che sono nato nel 45, appartengo alla generazione che non ha fatto in
tempo. Sempre fuori tempo, c’era la guerra e io non ero né carne né pesce, non ho fatto la Resistenza, il Sessantotto era troppo presto, quando
sono andati di moda i giovani non ero più giovane, quando ho cominciato a fare il comico avevo sulla testa i grandi del
tempo. Appartengo al Club degli Apoti, quelli che non la bevono. Penso di stare
a sinistra, ma c’è la sinistra burocratica, quella radical chic e quella popolare, che mi piace.
La sinistra burocratico-partitica, è dura da mandare giù. Quand’ero piccolo mia madre ricordava a mio padre di stare calmo, papà Armando e zio Beniamino suonavano la fisarmonica, suonavano
Rosamunda e Giovinezza. E non era proprio il caso, nel 48, 49, fare Giovinezza d’estate con le finestre aperte, con tutti i vicini che sentivano. Mia madre,
oltretutto, era figlia di un tipografo dell’Unità! Il 25 aprile e il 1 maggio passavamo davanti alla sede del Pci e c’erano tutte le bandiere rosse, un’aria di festa. Noi niente, mio padre ci faceva allungare il passo e guardare per
terra. Per dispetto non mi piacevano neanche le fave col pecorino. Come per
spirito di contraddizione, con tutti i miei cugini che andavano a vedere la
Roma, sono diventato della Lazio»
• «Alighiero Noschese. Quando io, geometra, facevo il disegnatore, ricordo che lo
ascoltavo alla radio e lo adoravo. Mai avrei sognato di fare coppia con lui,
invece è successo. Ricordo che durante i film che abbiamo fatto insieme, nei camerini di
Dinocittà, film come Io non scappo fuggo o Il furto è l’anima del commercio, ci divertivamo a imitare personaggi, ci alternavamo a fare Totò e Tina Pica, lui era grandissimo. Ho ancora il rammarico di non essergli
rimasto vicino a suo tempo» (da un’intervista di Maria Pia Fusco) • Tre mogli (Tamara, Marina, Teresa), sei figli (tre, uno, due).