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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MONTANO

Aldo Livorno 18 novembre 1978. Schermidore. Medaglia d’oro nella sciabola alle Olimpiadi di Atene 2004. Visto spesso in tv a Quelli che il calcio e, nel 2006, nel reality La fattoria. Celebre anche per una tormentata love story con Manuela Arcuri, conclusasi
alla fine di giugno del 2006 con un comunicato all’Ansa dello stesso Montano • «È la fogliolina dell’albero genealogico più ramificato nelle Olimpiadi. Quando l’ingegnere suo nonno tornò da Berlino con la medaglia d’argento, i telefoni erano bianchi e le camicie nere. Livorno 36. Lui, giovane,
ricco, buon amico dei Ciano imparentati con il Duce, ci viveva bene. Gli
inverni miti, le estati ai bagni dove il meglio della città si ritrovava tra una partita a tennis e un tuffo in mare. Di tanto in tanto, un
incrociare di sciabole. Livorno era ombelico della scherma e al centro dell’ombelico c’era la Fides, forse il club più forte del mondo, la società di Nedo Nadi, una medaglia d’oro a Stoccolma nel 12, altre cinque otto anni dopo ad Anversa, spada, fioretto
e sciabola uguale appendice di un braccio straordinario. Pantaloni bianchi o
beige, golfini scollati a V per le serate fresche. L’ingegnere sarebbe diventato il capostipite di una grande saga familiare. I
norvegesi Lunde, nella vela, hanno vinto medaglie per tre generazioni. I
Montano scivolano come moderni Buddenbrooks sull’albo dei Giochi. Monaco 72. Poche ore prima che i palestinesi si impossessino
della palazzina di Israele al villaggio olimpico, Mario Aldo Montano, figlio di
Aldo, e Mario Montano, suo cugino, figlio di Tullio, vincono la medaglia d’oro a squadre nella sciabola. In questa storia ci si confonde persino sui nomi.
C’È Mariolone, benché sia il più esile dei due. E c’È Maotsino, il piccolo Mao Tse Tung, non perché Mario Aldo, il figlio dell’ingegnere di Berlino, si ispiri alla Rivoluzione culturale ma perché quel volto largo, grassoccio, con occhi che sembrano tagli nella luna, ricorda
alla lontana quello dei cinesi. E c’È Tommaso. E c’È Carlino. Tutti cugini, sul podio a Montreal nel 76. Parenti coltelli, a volte.
Ma questa È un’altra storia. La scherma È tradizione di famiglie. I Bertinetti a Vercelli, i Mangiarotti a Milano, i
Borella-Dal Zotto a Mestre. Uno comincia e gli altri lo seguono. Aldo, che
chiamano - indovinate un po’? - Aldino, l’hanno immerso da piccolo in questo stagno di lame e di cocce. Immaginate un
Natale a casa Montano, nella villa con il grande parco nel cuore di Livorno.
Quadri preziosi, saloni eleganti e a tavola di cosa si parla? Sono i racconti
di sempre. Il trofeo Luxardo del 79, un campionato italiano finito con un
litigio. Venti, al massimo trenta episodi. Sul filo del ricordo. Aldo li
conosce a memoria e non si stanca di ascoltarli. Il peso della tradizione. Come
nei circhi. O negli studi dei notai» (Marco Ansaldo).