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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MOGOL (Giulio Rapetti) Milano 17 agosto 1936. Autore. Di canzoni. Quattro volte vincitore del Festival di Sanremo: Al di là (61), Una per tutte (63), Se piangi se ridi (65), Se stiamo insieme (91)

MOGOL (Giulio Rapetti) Milano 17 agosto 1936. Autore. Di canzoni. Quattro volte vincitore del Festival di Sanremo: Al di là (61), Una per tutte (63), Se piangi se ridi (65), Se stiamo insieme (91). Altri suoi grandi successi: Stai lontana da me, Grazie prego scusi, Una lacrima sul viso, Riderà, Perdono, L’immensità. Dal 65 all’80 ha lavorato con Lucio Battisti (Mi ritorni in mente, Non è Francesca, Acqua azzurra, acqua chiara, Fiori rosa, fiori di pesco, Emozioni, Pensieri e parole, La canzone del sole, I giardini di marzo, Il mio canto libero). Nel 92 ha fondato ad Avigliano Umbro (Terni) il Centro europeo di Tuscolano (Cet, una sorta d’università della musica leggera). «Non sono un grande amante della musica: in realtà, non ho mai avuto questa passione, anche se ci sono delle melodie che mi prendono. Non ho mai comprato dischi» • Figlio d’arte: il padre Mariano, direttore della musica leggera alla Ricordi, con lo pseudonimo Calibi scrisse canzoni famose come Vecchio scarpone e Le colline sono in fiore: «Mio papà era un pianista che integrava il suo stipendio andando a suonare con un’orchestrina, la sera, dopo cena, nei bar. E quando ero bambino mi suonava I tre porcellini. Poi mi faceva ascoltare La primavera di Grieg, bellissima, e io tutte le volte lo guardavo come fosse un genio, perché la suonava benissimo» • «Ho cominciato a suonare il pianoforte verso i cinque anni: erano La voix du coeur e Il piccolo montanaro» • Il binomio con Battisti «ha rivoluzionato la musica leggera italiana. Sprovincializzandola, regalandole una dimensione di originalità, sublimandola nella poesia. Un itinerario di grandi successi che, fatte salve le proporzioni dei diversi mercati, alcuni critici hanno paragonato a quello di John Lennon e Paul McCartney. Frutto di una chimica speciale, di una fusione di sensibilità che si attraevano con la forza di un magnete» (Gianni Perrelli) • «Lucio mi proponeva le basi musicali. E io scrivevo i testi davanti a lui. In diretta. Scherzando. Bevendo caffè. Una bottega artigiana. A volte, di mattina, li dettavo al registratore mentre dalla casa di Molteno guidavo la macchina verso Milano, prima di farglieli ascoltare in sala di incisione. Un lavoro di creazione. Ma anche un divertimento. Io non ho mai provato gelosie. E neanche lui, che pure era molto assorbito dalla difesa dei suoi spazi, me le ha mai dimostrate. Era rispettoso delle mie libertà. No, non ricordo che ci siano mai stati attriti caratteriali. Lucio era una persona dolcissima. E neanch’io sono un orco. Sono solo un po’ più asciutto di quanto fosse lui» • «Lucio mi venne raccomandato da un’amica comune. Quando l’ho conosciuto la sua produzione artistica era di poco conto. Confesso che fui attratto più dal sorriso, dalla faccia simpatica, che dalla qualità dei suoi brani. La nostra collaborazione nacque così, un po’ per caso, senza particolari programmi né speciali ambizioni. Il successo è arrivato subito. Come un processo naturale» • «Non c’è mai stata una vera rottura. Una ragione, per così dire tecnica, fu il contenzioso su una striscia di terreno di un metro per cento che divideva al Dosso, un complesso di ville presso Molteno, la mia proprietà dalla sua. Una bega fra vicini di casa, di cui si occuparono gli amministratori, e in cui io non entrai mai in prima persona» • «Non è Francesca di Battisti è l’opposto di ciò che sono: non ho mai avuto paura della verità, il personaggio della canzone preferisce invece girarsi dall’altra parte. Le femministe a suo tempo pensavano che fossi un maschilista perché avevo scritto Il tempo di morire, non avevano capito che era un personaggio. Non si può sempre rispondere delle cose che si scrivono, se no finisce che Shakespeare è un assassino» • La canzone che gli ha fatto incassare di più di Siae è Emozioni: «L’ho composta al Dosso, in Brianza, poi ho messo tutta la famiglia su una Giardinetta in legno, sono andato in Val d’Orma, vicino a Ovada, e la seconda parte me la son cantata mentre guidavo, senza scriverla, perché avevo i bambini. Quando sono arrivato nella casa di campagna sono andato nella loro cameretta, mi son buttato sul letto e l’ho scritta» (da un’intervista di Luigi Vaccari) • «Pensieri e parole è autobiografica. Lì vomito la mia vita, c’è il mio dolore. Fui io a suggerire a Battisti la soluzione dei due testi che si intrecciano sulle due linee melodiche. In quella canzone ci sono io, la casa dei miei a Milano in via Clericetti 38, la ferrovia e, oltre, i campi di grano, il laghetto, proprio dove ora c’è l’università».