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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MIMUN Clemente Roma 9 agosto 1953. Giornalista tv. Direttore del Tg1 fino al settembre 2006. Prima aveva diretto il Tg2, prima ancora era stato vice di Mentana al Tg5 • «Mio padre era un libico scampato alle persecuzioni contro gli ebrei degli anni Cinquanta, mia mamma era un’ebrea romana capitata a Tunisi per le vacanze»

MIMUN Clemente Roma 9 agosto 1953. Giornalista tv. Direttore del Tg1 fino al settembre 2006. Prima aveva diretto il Tg2, prima ancora era stato vice di Mentana al Tg5 • «Mio padre era un libico scampato alle persecuzioni contro gli ebrei degli anni Cinquanta, mia mamma era un’ebrea romana capitata a Tunisi per le vacanze». Ha sempre voluto fare il giornalista: «Ma ho giocato tanto a pallone da bambino: tornavo da scuola, mangiavo in fretta e correvo a Villa Sciarra. Il campetto era proprio di fronte alla clinica Salvator Mundi e più di una volta si passava direttamente da lì, prima di tornare a casa, per farsi riaggiustare. Fino alle 7 di sera erano gran partite di pallone. Io giocavo malissimo, ma avevo fiato e una bella mira. Consumavo un paio di scarpe alla settimana e per casa mia non era una spesa indifferente» • «Un ricordo tenero risale al 59 quando ho cominciato a guardare la televisione. In casa non avevamo il denaro per comprarla. Allora tutta la famiglia scendeva al bar, si pigliava un tavolino circolare e si guardava la tv a gettone, in bianco e nero» • «Nel 68 avevo quindici anni. A me piaceva Bertrand Russel, gli epistolari di Einstein. Ero liberale ma già un po’ socialista. I miei amici andavano per manifestazioni o a lezioni di molotov. Io andavo a vedere se c’erano ragazze carine» • «Renzo Arbore ha raccontato che tra i ragazzi di Bandiera Gialla c’ero anch’io. È vero: sentivamo buona musica e conoscevamo tante ragazze» • Quanto al giornalismo, ha cominciato a 17 anni all’agenzia Asca. A trent’anni È arrivato alla Rai: «Ero praticamente disoccupato. Martelli mi stimava per ragioni che non riguardano corti, cortigiani, regni, adulazioni o cose del genere. Mi rivolsi a lui. E lui mi fece entrare in Rai alla prima occasione» • «Sono arrivato in Rai nell’83 proprio al Tg1. Il direttore era Albino Longhi. Si avvertiva che si lavorava nello strumento d’informazione più importante d’Italia. Si entrava per esempio con molto rispetto nella stanza del direttore» • «Il Tg5 È stato un’avventura splendida vissuta con tre amici: Carelli, Mentana e Sposini. Avevamo mandato pieno, fiducia totale, grande budget. Contava una cosa sola: il risultato. Due anni dopo sono stato chiamato al Tg2: ereditato dopo il crollo della Prima Repubblica, viveva una crisi d’identità e aveva antiche faide mai risolte. È stata una guerra giorno dopo giorno, gente se ne È andata e gente È arrivata prima che si formasse un gruppo che accettasse di percorrere una strada nuova, la mia. Abbiamo inventato il Tg delle 20.30 ( che era però stato progettato dal direttore precedente, Paolo Garimberti, ndr), orario che non era sfruttato, abbiamo inventato il giornale-rotocalco: costume, salute, motori... Ci siamo presi belle soddisfazioni» • La sua filosofia È compresa in tre pillole: 1) Mai fare le interviste al citofono; 2) Mai rivolgere alla vittima di una tragedia familiare la domanda: «Ma lei cosa prova?»; 3) Mai dimenticare che siamo una squadra e che il nostro vero editore È il pubblico • È tifosissimo della Lazio.