Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MILVA (Maria Ilva Biolcati) Goro (Ferrara) 17 luglio 1939. Cantante. Attrice. «Mi sento tedesca d’adozione» • Famiglia di modeste condizioni sociali, a vent’anni ha vinto un paio di concorsi per voci nuove indetti dalla Rai
MILVA (Maria Ilva Biolcati) Goro (Ferrara) 17 luglio 1939. Cantante. Attrice. «Mi sento tedesca d’adozione» • Famiglia di modeste condizioni sociali, a vent’anni ha vinto un paio di concorsi per voci nuove indetti dalla Rai. Nel 61 al Festival di Sanremo con Il mare nel cassetto (arriverà a 14 partecipazioni), poi Bella ciao (63), gli album Canzoni del tabarin, Canzoni da cortile e Canti della libertà, nel 65 il primo recital al Piccolo Teatro di Milano con la regia di Strehler, Ma cos’è questa crisi?, cui fa seguito Milva canta Bertolt Brecht, nel 73 è la volta de L’opera da tre soldi, seguono incisioni d’autori di prestigio (Theodorakis, Jannacci, Battiato), qualche film (Wherever you are, 88, Zanussi), un ruolo da protagonista nell’opera di Luciano Berio La vera storia (nell’82 alla Scala) ecc. • «Amata e acclamata Milva. Ovunque. A Barcellona e Madrid (la critica ha scritto: “A sus pies se ora, ai suoi piedi signora”), a Malaga, dove ha trionfato con Astor Piazzolla. Ogni volta accolta dai “bravaaa!” del pubblico (giovanissimo). La Francia l’ha nominata Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres. Incanta la Grecia con Theodorakis, Vangelis, Mikroutsikos. E poi la Germania, la sua seconda patria che l’ha adottata da tempo, tanto che il presidente Horst Köhler le ha tributato uno dei più alti riconoscimenti, la Croce al merito di prima classe» (Claudia Voltattorni) • «A 7 anni già a Goro insistevano con mia madre di farmi cantare, e lei minimizzava. E invece vinsi concorsi, venne Sanremo, mi incollarono alle canzonette. Io però amo tutta la musica popolare, dal blues al tango» • «Creavo vestiti che mia madre, sarta, realizzava, ma era severa, piena di domande dentro, cui non sapeva rispondere, per mancanza di cultura, e trasmetteva la sua ansia a me e Luciana, mia sorella. Ce la portiamo addosso ancora. Faccio le cose perché mi approvino, mi è mancato il “brava” di mia madre» • «Strehler amava la mia umiltà. A lui devo tutto quello che so, così come a Maurizio Corgnati, il padre di mia figlia Martina: mi hanno insegnato tanto e mi mancano molto. Ma io sono anche una cantante piazzolliana» • «Ero bambina quando sposai Maurizio, marito-padre. La passione la conobbi dopo. Mi buttai a capofitto. Sbagliai altre volte nell’illusione che l’amore di un uomo sia così importante» • «Amo molto Ich habe keine angst di Vangelis e Alexanderplatz di Battiato, Margherita di Cocciante, e What a wonderful world di Armstrong» (da un’intervista di Claudia Provvedini) • «Gli autori di oggi? Il più grande è Giovanni Sollima, stimo molto Marco Tutino e Fabio Vacchi. A volte ho desiderio di ascoltare anche Moby, è un bravo autore. E mi intriga Carmen Consoli per la ricerca che fa su se stessa» • «Ho chiesto per anni canzoni a Paolo Conte, Lucio Dalla, Ivano Fossati, ma hanno sempre rifiutato e non capisco perché. Io sono un’interprete, non un’autrice, ho bisogno che qualcuno scriva canzoni per me» • «Diva? Sono molto lontana da questa definizione. Dive erano Greta Garbo e Marlene Dietrich. Oggi c’è Angelina Jolie, ma è una star e la notorietà è cambiata, è divismo che vive di gossip. Riconosco però di essere così esigente da sembrarlo. Sono solo una persona che usa il cervello per imparare e migliorarsi» • «Ho riflettuto su me stessa come artista e mi sono detta che finché sarò sul palco voglio essere coerente e così continuerò ad essere “Milva la rossa”. Però, se poi mi penso come donna, immagino che tra due o tre anni potrei avere qualche disagio nel vedermi con i capelli rossi e quindi, chissà, potrei anche cambiare colore. Ma non farei mai un lifting».